STEVE EARLE (Live from Austin TX)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  21/12/2004
    

Questo concerto, registrato nel 1986, fa parte di una nuova serie di CD e DVD dal vivo pubblicati dalla emergente New West. Gli altri titoli, usciti all'inizio di Novembre, sono un Live dei Flatlanders (Joe Ely, Butch Hancock e Jimmie Dale Gilmore, Live 2002), Susan Tedeschi e Robert Earl Keen: sono tutti disponibili nei due formati con la sola eccezione dei Flatlanders che è stato edito solo in DVD. Il concerto di Earle, ancora giovane e molto vitale, ci regala una performance sapida e diretta, con chitarra basso tastiere e batteria, ma con un suono cristallino molto diverso dallo Steve Earle di oggi. Al punto che, a mio modesto parere e malgrado un repertorio ancora giovane, questo è il disco dal vivo migliore di Steve.
Il giovane country rocker va dritto allo scopo e canta, sotto la chiara influenza di Springsteen, un rock'n country pulsante e vitale, suonato in modo semplice e cantato con forza. Scorrono rapidamente, nei 62 minuti del concerto, classici d'inizio carriera come Sweet Little ' 66, diretta e grintosa, Guitar Town, già splendida, Hillbilly Highway, un inno da cantare a squarciagola mentre si guida lungo una highway texana, Good 0l Boy, spigliata e vibrante. Ma è tutto il concerto che ci lascia un sapore forte, con i suoi suoni semplici e diretti ed il giovane Earle in bilico tra country e rock, con una band tosta alle spalle (Ron Kling, Ken Moore, Bucky Baxter (poi con Dylan), Harry Stinson e Mike McAdam).
State Trooper è commovente, intro acustico poi si elettrifica, mentre My Old Friend The Blues già ci fa venire la pelle d'oca come pure la splendida Fearless Heart che, ancora oggi, si può considerare la canzone manifesto del musicista e dell'uomo Steve Earle (cuore senza paura). Senza fronzoli, con grinta e passione, Steve e band vanno alla fine eseguendo, tra le altre, Goodbye's All We Got Left (ma ve la ricordavate così tonica?), Think it Over, Nowhere Road, una border version di San Antonio Girl e la classica The Devil's Right Hand. Steve aveva esordito solo un anno prima con Guitar Town e si stava avviando ad una carriera travagliata, densa di dolori più che di soddisfazioni. Questo album ce lo presenta ancor innocente, pieno di vita, pieno di speranza.