JIM ROLL (Inhabiting the Ball)
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  Recensione del  26/02/2004
    

Ci sono voluti i Rock Bottom Remainders di Stephen King e comj pagnia bella per ricordare ai più legami tra narrativa e rock'n'rol|p Improbabile gruppo di scritte» con chitarra e repertorio sgangherato, sono stati solo un caso estemporaneo ed evidente per via della fama del loro leader. In effetti, come non manchiamo di notare, l'intreccio tra narrativa, songwriting e storytelling è molto più complesso e organico e affascinante di un'episodica rock'n'roll band.
Se n'è accorto anche Jim Roll, da Chicago, appassionato lettore e autore di un paio di discreti album, Ready To Hang, Lunette. Dave Marsh, uno che di songwriter se ne intende, ha scritto che Jim Roll canta come se fosse un figlio bastardo di Neil Young, Captain Beefheart, Beck, Bob Dylan, Lou Reed e Elvis Pre|iey o Costello, non fa differenza. Troppa grazia, forse, però talento, gusto e idee ci sono perché per Inhabiting The Ball ha coinvolto Rick Moody e Denis Johnson, Rick Moody è l'autore di Rosso Americano (Bompiani, 280 pagine, 7,49 euro e Demonology. Due storie (sempre Bompiani, 53 pagine, 5,16 euro) e di The Ice Storm ovvero Tempesta Di Ghiaccio, poi arrivato al cinema con Kevin Kline.
Nell'introduzione di un suo romanzo, Rick Moody ha raccontato la sua passione per i concerti dei Feelies e dei Silos, e Jim Roll gli ha spedito Lunette (che è stato prodotto da Walter SalasHumara, già leader dei Silos, appunto): lo scrittore lo definisce "uno dei migliori dischi di un songwriter degli ultimi anni" e scocca la scintilla che lo porta a scrivere metà dei testi di Inhabiting The Ball. L'altra metà la compone Denis Johnson la cui bibliografia comprende Jesus' Son, (Einaudi, 112 pagine, 8,26 euro) e lo splendido Angeli (Feltrinelli, 192 pagine, 5,16 euro, ma anche Fiskadoro, che andrebbe riproposto). La qualità delle liriche non si può discutere e per la musica Jim Roll sceglie un paio di collaboratori al di sopra di ogni sospetto, tra cui Chuck Prophet, molto più ispirato che nelle sue ultime prove soliste (e si sente benissimo nell'ottima (Blue Guitar). Per questo, superata la breve introduzione, con banjo e rumori di fondo assortiti, Inhabiting The Ball scorre felicemente, alternando episodi più sperimentali come Killjoy (che ricorda Stan Ridgway, altro songwriter con letture ottime e abbondanti) a classiche rock'n'roll song come Bonnie And Clyde, con una batteria che sfonda i timpani, un organo che incolla le hitarre alle strofe e un inciso che mbra preso da Murmur dei R.E.M..
C'è spazio anche per framenti di musica tradizionale ameìfcana (il banjo in Handsome Daniel, Desperado In The Parking Lot), un paio di splendide ballate acustiche (Eddie Rode The Orphan Train e Heartbreak Song) molto rock'n'roll di derivazione sixties Curious One, In Flight Magazines. Operazione riuscita, quindi: Inhabiting The Ball si ascolta con piacere tanto per le idee musicali quanto per la collaborazione con Rick Moody e Denis Johnson. Una piccola oasi di gusto e di intelligenza.