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Massimo Bubola, artista molto amato dai lettori buscaderiani, e torna il quarto capitolo denominato
Cavaliere Elettrico: stessa confezione e stessa grafica dei capitoli precedenti pubblicati negli scorsi anni e, importante, stessa cura nei dettagli. Il quarto capitolo è dedicato ai "personaggi" ritratti nei suoi brani ed ecco allora Bubola riprendere alcune sue canzoni più note e riproporle con la nuova band in versioni differenti dall'originale. Un plauso va prima di tutto fatto alla band che guidata da
Michele Gazich, violinista anzi polistrumentista di vaglia, qui in qualità anche di produttore associato, arricchisce il sound dell'album (non dimentichiamolo tutto registrato dal vivo al teatro Antonio Salieri di Legnago Verona, quasi "in casa" del veronese Bubola).
Oltre a Gazich sono della partita Roberto Ortolan alla chitarra classica e elettrica, Michele Bonivento all'organo Hammond e al pianoforte, Giacomo Da Ros al basso elettrico e Moreno Marchesin alla batteria. Quali sono i personaggi che incontriamo nelle saga buboliana? Alcuni sono molto noti, quali la revisione mitologica di
Eurialo e Niso, una delle più belle canzoni di Massimo, e poi
Camicie Rosse, una delle poche canzoni italiane (escluso forse gli Stormy Six molti, molti anni fa) dedicate ai Garibaldini e al nostro Risorgimento, oggi poco studiato e purtroppo poco amato. Passiamo poi a personaggi che hanno ispirato Bubola sia per le opere scritte che per la intensa vita vissuta: se tra i primi possiamo inserire senza dubbio lo scrittore Fedor Dostoevskij (questi nomi russi hanno sempre una grafica difficile e instabile) nel secondo gruppo inseriamo la fotografa Tina Modotti la cui vita ha ispirato oggi libri e film e Dino Campana, uno dei più grandi poeti italiani ancora troppo poco considerato in Patria.
Del periodo deandriano, Massimo riprende poi alcune canzoni bellissime scritte insieme al musicista genovese: se in
Coda di Lupo (e al Dio degli inglesi non credere mai) si avverte l'insegnamento dylaniano (ed è un complimento) in
Volta la carta avviene l'incontro con il sound etnico (si dice così) sardo quando in molti quegli anni erano rivolti solo oltreoceano a studiare la country music. Sempre coadiuvato da Fabrizio, Bubola compose e qui ripropone altra due splendide canzoni,
Canto del Servo Pastore e Fiume Sand Creek, (c'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek) quest'ultima tra le più belle canzoni italiane degli ultimi trent'anni.
E poi
Lorelei e poi
Annie, Hannah dedicata a Anna Frank, uno dei simboli più tragici del sacrificio di molti uomini durante la dittatura nazista. Se i motivi che ho qui elencato non vi sembrano sufficienti, Bubola e il suo gruppo chiudono l'album con un regalo destinato ai molti fans italiani:
La Frontiera. Una canzone autobiografica, quest'ultima, dedicata agli anni che passano, alle persone che ci hanno lasciato, al loro ricordo.
Siamo partiti insieme e torneremo insieme/oltre la frontiera è già primavera l'inverno non c'è più… Ancora una bella composizione sorretta da un testo ispirato, l'ennesima conferma di Mastro Bubola, poeta musicale tra i migliori del nostro Paese. Altamente consigliato.