Eric Luoma è un musicista molto personale. I
Bellwheter sono la sua creatura, in tutto e per tutto, modellata sulle sue canzoni, sui suoi sogni, sulla sua realtà.
Seven and Six, a discapito del titolo, è il quarto lavoro del gruppo e segue a due anni di distanza l'ottimo
Home Late, mostrando una decisa apertura verso atmosfere drammatiche ed interiori, relegando sempre più in un angolo le origini alternative country della band. Dal primo lavoro,
Turnstiles (1998), molte cose sono cambiate.
Già
Bellwheter (2000) mostrava una attitudine verso la ballata interiore, sviluppata poi nel seguente
Home Late.
Seven and Six è la conferma di questa tendenza e Luoma assume sempre più i connotati di un cantautore intimista, giocando le sue canzoni sulla propria voce insicura e flebile, accompagnata spesso da una strumentazione volutamente scarna. Musica perfetta per la stagione invernale, malinconica e toccante, con ballate come
I Thougth That You Were Dead in cui si nota l'influenza dylaniana, ma anche similitudini con altri autori, leggi REM o Elliott Smith.
Eric ha sempre mantenuto forte il senso della melodia e riesce a rendere alla perfezione la solitudine con una voce uggiosa, costruendo però canzoni vere che hanno una linea armonica ben definita: ascoltate in questo senso la lenta
Lately, con un'armonica aguzza che spunta tra le chitarre.
Seven and Six è il disco più cantautorale di Eric, il più dylaniano, il più folk rock: già l'iniziale
Half Life, che usa un bel gioco di voci su una base acustica, da l'indirizzo della ulteriore svolta della band.
Miss You Twice inizia come una folk song degli anni sessanta, poi si sviluppa in modo morbido, con un leggero tappeto elettrico che la avvolge, la voce quieta che la canta e la melodia malinconica che la accompagna.
Già le prime due canzoni ci mostrano un disco maturo, cantato con sentimento, suonato con passione: i
Bellwheter, senza scomporsi e facendo un disco ogni due anni, stanno migliorando a vista d'occhio. Musica intensa, triste, profonda ma non autocompiacente né tediosa: le canzoni hanno spessore e le melodie sono sempre ben costruite.
Willing To Trade porta il gelo dell'inverno nelle nostre case, lasciando però come retrogusto un tepore gradevole, malgrado la canzone narri una storia di disperazione e solitudine.
St. Helena allontana le depressioni con una composizione semplice ma ben costruita: intro di piano elettrico, organo a macchia d'olio, la voce di Eric tesa e viva, poi entra la band e la canzone si sviluppa su una tematica completamente differente rispetto ai brani che l'hanno preceduta.
This Time è un folk rock elettrico alla REM primo periodo, voce simile a Stipe, chitarre jingle jangle e tanta semplicità. Non occorre fare cose straordinarie per mettere a punto un bel disco: sono le canzoni che decidono se l'album sia valido e meno e, in questo caso, Luoma ha portato a termine un lavoro di grande spessore.
Catalina è la più roots del disco, si riallaccia alle prime registrazioni della band e regala momenti di puro piacere.
Favorite Worry, che si apre su un arpeggio di chitarra acustica, è una ballata inferiore dalle sonorità molto nordiche, fredde e oscure.
Poi è la volta della splendida
Via Washington che chiude nel migliore dei modi un eccellente lavoro, sicuramente tra i più belli di quest'anno. L'atmosfera rarefatta, la voce ben modulata, la melodia profonda ed evocativa rendono questa ballata il punto più alto del disco:
Seven and Six è un disco profondo, personale, triste e toccante ma anche comunicativo e coinvolgente. Luoma canta con l'anima, esprime tensione e passione e fa vibrare le corde del nostro cuore. E oggi questa è una cosa che capita di rado.
Bellwheter, una piccola grande band.