Chris Knight è un esordiente di cui, sino ad oggi, si conosce poco o nulla. Ha scritto canzoni, questo è il suo lavoro, a Nashville: ha scritto per altri, aspettando il momento buono per dire la sua. Chris non ha mai inciso nulla, sino a questo disco, con la sola eccezione di un nastro con alcuni demos, «
The trailer tapes» che, a detta di chi lo ha ascoltato, era una vera e propria bomba.
Chris è un avido consumatore di libri, Cormac McCarthy e Larry McMurtry su tutti, ma anche un musicista attento a come muoversi e che sta collaborando con alcuni dei songwriters più interessanti della nuova nashville: Dean Miller, Fred Eaglesmith, Tini Krekel e Craig Wiseman. Gente che sta a Nashville ma che non fa parte della scena di Nashville, cioè del country commerciale. E Chris stesso marchia il suo esordio con un sound fresco ed aggressivo che rammenta l'esordio di Steve Earle od il disco dello scorso anno di Jack Ingram. Il classico disco «troppo rock per essere country» e viceversa. Ma però «
Chris Knight» è un esordio coi fiocchi, uno di quei dischi che fanno sobbalzare sin dalle prime note. Bella voce, canzoni vigorose, accompagnamento solido e stringato.
Musica quadrata, rock a tutti gli effetti, con la giusta dose di radici: il tutto eseguito da una bella voce, fresca e potente al tempo stesso. Il problema per un album di tal fatta, almeno in Usa, sono le radio: le stazioni country difficilmente lo trasmetteranno, è troppo rock, ma il produttore Frank Liddell apostrofa, a chi gli domanda qualche cosa sul disco: «
Io penso molto seriamente che, almeno all'inizio, le stazioni radio non trasmetteranno il disco di Chris. Credo che la sua musica sia country. Ma, al tempo stesso, ha ben poco a che vedere con altri musicisti che vengono trasmessi adesso. Chris è country, le sue liriche sono riflessive ed interiori: parlano di sé stesso, della sua vita e del posto dove è cresciuto. Chris vive a Slaughter, Kentucky, un posto che conta, più o meno, quattrocento anime». Eppure questo disco, appena messo nel CD player, mi ha colpito all'istante.
Grande musica, su questo non ci piove, belle liriche, copertina splendida. Un prodotto di tal fatta è bello anche nell 'aspetto, ha quella cura del particolare che solo i dischi di qualità solitamente hanno. «
It ain't easy being me» ha un inizio che cattura immediatamente: bella voce, una chitarra strimpellata, atmosfera tipica da loner, poi entra la batteria, dura e grintosa, e la canzone acquista in spessore. Tipico racconto di frontiera, secco nella parte musicale, dotato di melodia da parte della voce.
Ottima anche «
Framed» figlia, in tutti i sensi, del primo
Steve Eearle: tempo tipico, con il parlato sopra un chitarre, strimpellata, quindi entrata degli altri strumenti con la canzone che prende quota. Echi di provincia, suoni secchi vibranti, melodie che entrano di botto nell'ambito del più classico cantautorato Usa: Knight è uno su cui fare conto, uno di più, in una schiera di musicisti mai troppo folta. I musicisti che lo accompagnano sono ottimi mestieranti: dalla spalla di Joe Ely, il grande
David Grissom, a Dan Dugmore, Kenny Greenberg, Michael Rhodesy, Richard Bennett, Glenn Worff, Chad Cronwell, Buddy Miller.
Ed il disco prosegue, dura cinquanta minuti e c'è anche una traccia per computer, su questo stile: John Prine è una delle principali fonti di ispirazione, ma Chris sa dire la sua con una serie di ballate secche ed avvolgenti al tempo stesso. Ballate che rieccheggiano strade polverose sperdute nella campagna, vecchi tratti di ferrovia senza via d'uscita, contadini e fattorie, gente dal volto arrossato dal sole e dal corpo sfiancato dalla fatica. Storie di provincia, cieli a perdita d'occhio, fiumi scavati nella terra. Insomma Chris è un tipico storyteller americano e questo disco un biglietto da visita di tutto rispetto. Altri brani: «
Bring the harvest home», tersa e splendida al tempo stesso, «The hammer going down», «
House and 80 acres», «
The river's own», «
Run from your memory», «
Summer of '75» sino alla riflessiva «
Something changed». Il disco ha un suono pulsante, infatti è stato registrato dal vivo in studio. Un esordio al fulmicotone.