Steve Earle deve essere proprio convincente. Ha saputo dare un suono, un vero suono alla già bravissima
Lucinda Williams, ed ora ha fatto cambiare registro, completamente, a
Bap Kennedy. L'ex (?) leader degli
Energy Orchard ha varcato l'Atlantico ed è andato a Nashville, ad incidere il suo primo disco come solista, sotto l'egida del Twangtrust (Earle e l'amico Ray Kennedy).
E, esordio a parte (ma anche
Shinola), Bap non è mai stato così convincente. Ha cambiato pelle, questo sì, grazie al suono di Earle. Ed anche le sue composizoini non hanno più il sapore dell'Irlanda, a parte
The Ghost of Belfast e la ballata conclusiva, ma sono immerse fino al collo nel suono pigro, ma pieno di creatività, che ha dato nuova linfa alla carriera di Steve Earle.
Ha un progetto in testa e lo sta portando a termine con puntiglio: si è creato un suono nuovo, un entourage diverso, e lentamente, mettendo in piedi la sua etichetta. Questo disco ha una sua identità, dai V-Roys a Chris Knight, dai Six String Drag a questo bel lavoro dell'irlandese Kennedy. Bel disco, è vero. Mai come in questo caso Bap suona fresco pieno di vitalità, grazie al particolore sound di Earle, ma anche alle sue composizoni, che devono molto, comunque, alla presenza in studio del texano. Infatti sembra che Bap abbia cambiato pelle, tanto è mutata la sua scrittura.
Il disco, come nelle produzioni più serie, si avvale anche di ospiti di peso:
Nanci Griffith, Peter Rowan, Larry Atamanuik (ex Sea Train), Jerry Douglas, Nancy Blake, Roy Huskey Jr.
Domestic Blues è, a tutti gli effetti, un disco americano. Tutti i brani sono composti da Bap, con la sola eccezione di
Angel is the Devil, che è invece di Steve.
Long Time comin', spedita e fluida, apre il disco: il dobro di Jerry Douglas segna subito la canzone, un country rock diretto, che Bap canta con voce distaccata. Già da questa canzone capiamo di trovarci di fronte ad un disco completamente diverso da quello che ci si poteva attendere.
The way I love her è una composizione introspettiva, in cui la mandola di Rowan ed il dobro di Douglas giocano un ruolo primario: ma Bap mostra una tonalità vocale più americana.
Unforgiven sembra uscita da uno degli ultimi dischi di Steve: il suono è sempre elettro-acustico, ma l'andamento è classico di Earle, con quel fare pigro, con la melodia che fuoriesce lenta, tirandosi dietro gli strumenti. Poi Bap lascia uscire la voce mentre Rowan, Douglas e lo stesso Earle ci danno dentro di brutto.
Domestic Blues sembra un brano degli anni cinquanta, uno di quelli che il vecchio Hank Sr era solito cantare, tra country e swing d'altri tempi.
I've fallen in love rallenta i tempi: dolce ballata, canzone d'amore, mostra una finezza esecutiva ed un'accurata ricerca melodica.
Vampire è ancora orientata su suoni anni cinquanta: è un bel lento, denso e sapido, che non avrebbe sfigurato in un disco di Elvis.
Angel is the Devil è puro Earle: oltre a Douglas e Rowan c'è anche il violino di Nancy Blake che contribuisce a creare quella particolare atmosfera e quel suono così delineato.
The Backroom richiama in parte i vecchi Orchard: ma l'atmosfera è yankee e la ballata, struggente, alza il peso del disco.
Mostly Water ha un suono bluegrass, tutta giocata sui vari strumenti a corda, e Bap si adegua: voce distesa, melodia fluida.
The Ghosts of Belfast, che richiama l'Irlanda (grazie anche all'uso del whistle, courtesy of Dan Gillis), è tra i momenti migliori della raccolta. Bap canta con voce accorata, la composizione è toccante e l'entrata di Nanci Griffith è di quelle che si ricordano.
Ma, anche in questo caso, c'è molta fluidità nella costruzione melodica, che, rispetto ai vecchi tempi, acquista sicuramente in carattere e personalità.
Mr. Money è un rocchettino sgangherato, gradevole, ma niente di più. Chiudono il disco in crescendo la nostalgica
The Shankill and The Falls dove, ancora, si respira l'aria dell'isola di smeraldo. Ancora la Griffith, sempre Rowan e Douglas, ancora Earle all'acustica: la ballata lascia fluire la sua melodia pacificante, ed il disco finisce in bellezza.
Bap Kennedy è maturato definitivamente, con una produzione seria e degli arrangiamenti adeguati ha finalmente dimostrato il suo valore.