TOM WAITS (One From the Heart)
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  Recensione del  26/02/2004
    

Qualcosa in più di una colonna sonora: One From The Heart è stato un disco molto importante per Tom Waits perché quando, come ammise lui stesso, cominciò a lavorarci fu la prima volta che si trovò a "scrivere canzoni per i sogni di qualcun altro". Tradotto in gergo vuole dire che Francis Ford Coppola lo chiuse in una stanza degli Zoetrope Studios con un pianoforte e gli diede una disciplina, se non proprio un metodo, come ben ricorda Tom Waits: "
La verità è che con lui ho cominciato a formarmi veramente come songwriter e non solo a buttar giù dozzine di canzoni all'ora, o meglio bozze di canzoni, all'ora dell'aperitivo. Ma quello che importa è che c'era sempre la musica, sul set, c'era sempre". La collaborazione tra i due si sviluppò grazie a Giancarlo Coppola, il figlio del regista (che ha curato anche la riedizione di One From The Heart), che portò al padre una copia di Foreign Affairs con il celebre duetto con Bette Middler in I Never Talk To Strangers. Da lì Francis Ford Coppola volle incontrare Tom Waits e se non fu amore a prima vista, poco ci manca, visto che i due non si sono più lasciati.
Tom Waits, pare, prese il posto che era destinato a Van Morrison e con questa colonna sonora si guadagnò un paio di nomination all'Oscar. Di chiara derivazione felliniana, il film, invece, fu uno di quegli incredibili fiaschi che solo un grande sognatore come Francis Ford Coppola può permettersi. Oltre ai due inediti (Candy Apple Red e Once Upon A Town/Empty Pockets, entrambi pregevoli) e alle note scritte dallo stesso Francis Ford Coppola, la ristampa (splendida e accurata) aggiunge qualcosa all'originale di One From The Heart Sarà che in confronto alla stragrande maggioranza delle colonne sonore attuali (che sembrano compilation pensate più per gli scaffali che per i film) la continuità tra le canzoni, i duetti con Crystal Gayle e gli spezzoni strumentali sembra provenire da un altro pianeta piuttosto che dal 1982, sarà che Tom Waits un certo effetto lo sortisce sempre, ma riascoltando One From The Heart si scopre una magia speciale.
Anche se Crystal Gayle non è Bette Middler (e comunque fece impazzire Francis Ford Coppola) la sua voce e gli arrangiamenti jazzy di Tom Waits spiccano almeno quanto il trascinante organo di Ronnie Barron in Little Boy Blue (che era anche il titolo dell'autobiografico romanzo di Edward Bunker uscito nello stesso periodo), il sassofono di Terry Edwards, la tromba straziante di Jack Sheldon in This One's From The Heart, la batteria di Shelly Manne e il basso superlativo di Greg Cohen, capace di passare da un tango a Nino Rota senza che nessuno si accorga del trucco. Riascoltando si scopre anche che molto Tom Waits di oggi, i suoi oscuri talking e l'attenzione per le percussioni, era già nell'aria allora, e basta sentire You Can't Unring A Bell, a conferma.
Gli inediti: Candy Apple Red è Tom Waits al cubo con lui al piano, Greg Cohen e uno sporchissimo assolo di tromba di Jack Sheldon. Once Upon A Town/Empty Pockets non cambia la strumentazione, a parte la tromba sostituita dal sassofono di Terry Edwards, ma la magia è la stessa. Una nota a margine, ma che però ha un suo rilievo: l'atmosfera sognante e romantica di One From The Heart colpì nel segno perché negli uffici della Zoetrope, Tom Waits trovò anche Kathleen Brennan, che sarebbe diventata moglie e madre dei suoi figli, ma anche coautrice e produttrice per tutta l'altra metà della sua carriera, e non è poco.