DUANE JARVIS (Far From Perfect)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Chi ha visto lo scorso autunno la tournee italiana della Greg Trooper Band si sarà accorto sicuramente di Duane Jarvis. Era il chitarrista e mandolinista di quel quartetto, un musicista coi fiocchi in grado di deliziare la platea con le sue raffinate escursioni nei territori del country e del folk, creando una valida alternativa al songwriting di Greg Trooper. Il magro e affilato Duane Jarvis è ben conosciuto nell'ambiente musicale di Nashville perché, oltre a Trooper, è stato sideman per Lucinda Williams, Steve Farle, Rosie Flores e John Prine e come solista, nel 1984, ha inciso D.J's Front Porch (Medium Cool). Pulito e virtuoso con lo strumento anche se agli antipodi del chitarrista supertecnico e superveloce, Duane Jarvis è un rocker caldo e appassionato che non figura nemmeno come solista.
Le sue canzoni, così come vengono fuori da questo nuovo Far From Perfect, non sono nulla di trascendentale ma sono perfette per un pigro pomeriggio al sole o per qualche vagabondaggio automobilistico su strade senza traffico, con la campagna attorno e il cielo blu. Ballate da spazi aperti, quindi, mitizzate da qualche slide e sporcate da quel ruvido rock che da sempre è sinonimo di Pietre. La voce di Jarvis, poi, ci sta a pennello perché come modi ed inflessione ricorda il Jagger meno sguaiato e più campagnolo, quello di Dead Flowers e di altre aperture country & western.
Con le dovute differenze, s'intende. Con Far From Perfect, Duane Jarvis espone tutta la sua mercanzia che non è esclusivamente roots music perché il suo background affonda nel rock inglese, negli Stones del periodo Gram Parsons come nei Kinks di Muswell Hillibillies e nello lan Hunter post-Mott The Hoople. La personalità di Duane Jarvis è quindi composita ed in grado di dare a Far From Perfect quel senso open mind che non guasta, quella freschezza e leggerezza che diluiscono il sapore di un «derivativo» cristallizzato e standard.
Co-prodotto a Nashville con l'ex E-Streeter Garry Tallent (ormai uno specialista del genere), il disco avrebbe dovuto uscire un anno fa per l'etichetta Deville di Tallent ma la ragione ha consigliato a Jarvis di attendere una distribuzione più efficiente che è arrivata quando la Watermelon ha stretto un contratto con la Sire. Far From Perfect, come suggerisce il titolo, è un disco lontano dalla perfezione ma proprio per questo è amico e autentico e rivela un musicista che, con ugual misura di passione e mestiere, si sta cercando un suo spazio nel roots-rock di oggi.
Ricco di ballate, di riff chitarristici, di assoli che tanto fanno venire in mente Mick Taylor, di blues e di quel suono asciutto e diretto che è prerogativa delle registrazione degli anni '70, Far From Perfect è un disco che nella sua normalità scorre liscio, si gusta d'un fiato come una birra fresca quando si ha sete e non da nessuna controindicazione. Al massimo quando lo avete sentito più volte vi fa venire la voglia di ricorrere agli originali e allora vi mettete nel lettore le ristampe rimasterizzate di Sticky Fingers, di Let It Bleed e di Beggar's Banquet e siete a posto.
Se ne siete privi, prima di coprire l'ingiustificabile mancanza, continuate con Duane Jarvis che con una voce in perfetta vena country-soul vi conduce tra Kinks e Buddy Holly (I'm Not Gonna Break Your Heart), Stones (Broker) Clock sembra un outtake di Sticky Fingers e Hat Check Girl una variazione di Honky Tonk Women) e Jason and The Scorchers (Drive Back To You) fino a Tom Petty (There Is A Light) e a qualche altra delizia stradaiola. Come dire che se vi piace il classico rock americano ed il suo cugino inglese di primo grado, questo disco è un buon motivo per stare in casa stasera e risparmiare.
Per la cronaca sappiate che Duane Jarvis suona chitarre elettriche ed acustiche, armonica,mandolino e dulcimer e che attorno a lui girano Steve Allen (chitarra, piano e organo), Jeff Davis (basso), Paul Griffith (batteria) e naturalmente Garry Tallent che, dopo aver prodotto Kevin Gordon, sembra aver fatto centro di nuovo.