PETER HIMMELMAN (Skin)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Mi chiedevo cosa diavolo fosse successo al cantautore di Minneapolis. «Flown this acid world» il suo ultimo lavoro, che noi abbiamo recensito solo lo scorso febbraio, era datato 1992: da quel momento nessuna notizia. Ma Peter, uno dei migliori songwriter della attuale scena americana, era chiuso fra quattro mura a scrivere la sua prima rock opera, e ci ha messo un anno abbondante a metterla su disco. Prima di descrivere il disco, dico subito che «Skin» (copertina in bianco e nero, orrenda, stile ultimo Battisti Lucio) è un passo indietro rispetto a «From strenght to strenght» e «Flown this acid world», i suoi due ultimi lavori.
Peter, che è ormai giunto al sesto album come solista (più due con la band Sussman Lawrence), rimane pur sempre una delle penne più vitali e creative della scena americana: ma, purtroppo, «Skin» soffre di troppo eclettismo compositivo e perde, in parte, quel quid che aveva reso grande i due dischi precedenti: la semplicità. Infatti quando si lascia andare alle sue ballate usuali amare ed interiori, Peter da ancora il meglio di sé stesso, quando invece, per rendere più discorsiva la mini opera, si elettrifica troppo o, addirittura, introduce altri elementi musicali (come l'inizio funky), il lavoro scade, diventa anonimo e meno personale.
Ci sono dei momenti poco creativi come l'iniziale «Eleven months in the bath of dirty spirits», la mediocre «Thye're naked and they're calling me», l'involuta «Chaos», la qualunquissima «The 5th of august». Ma Peter non è un musicista mediocre e salva l'opera con alcune unghiate d'autore, che confermano quanto di positivo si è scritto su di lui: «Disposable child» è molto intensa, avvolgente nella sua dicotomi a sonora, «Shilo», è, addirittura, eccellente.