CHRIS ISAAK (Always got Tonight)
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  Recensione del  26/02/2004
    

Chris Isaak non e uno degli originali ma, seppure ancora giovane, ha saputo crearsi un proprio suono, uno stile personale, che è diventato il suo marchio di fabbrica. Non è uno degli originali perché si rifa al suono dei grandi, Roy Orbison & Elvis Presley soprattutto ma, dopo quasi venti anni di onorata carriera, non si può non dargli atto che ha saputo crearsi uno spazio, una nicchia, con un suono che, inequivocabilmente, ha il suo imprimatur. Chris ama il suono degli anni cinquanta, quello che ha reso celebre la mitica Sun Records di Sam Phillips, a cui ha unito l'intensa malinconia delle registrazioni Monument di Roy Orbison. Questa non è farina del mio sacco, ma un dato di fatto.
La musica di Isaak ha dei punti di contatto con quella di Orbison, ma malgrado tutto non è musica derivativa. Il beat, chitarristico ed essenziale, della musica di Chris è differente dal suono ovattato e spesso orchestrale di Orbison mentre la voce, spesso e volentieri, si avventura in territori simili. Inoltre Isaak, una volta raggiunto il successo con Wicked Game, non ha mutato di una virgola il suo suono. In diciassette anni di attività ha pubblicato soltanto otto albums, antologia esclusa, incidendo con molta parsimonia. Spesso criticato, non sempre le sue canzoni sono di grande spessore, ha però proseguito per la sua strada ed ha pubblicato qualche ottimo disco ed alcune canzoni ben sopra la media.
Always Got Tonight offre quello che ci si può attendere da lui, tre/quattro ballate di grande qualità e composizioni di medio valore. Un altro punto a suo vantaggio è che non ha mai cambiato la sua band, o almeno due terzi di essa: infatti la sezione ritmica è sempre quella formata da Rowland Salley e Kenney Dale Johnson, mentre il chitarrista è, da qualche tempo, Hershel Yatovitz, che ha sostituito James Calvin Wilsey. Assieme alla carriera di musicista, Chris ha affiancato quella di attore e di presentatore televisivo ed ha uno show, Chris Isaak show, che lo ha reso ancora più popolare.
Ma la sua musica, malgrado le molte tentazioni, non è mai uscita dal seminato. Il nuovo lavoro si allinea ai precedenti: un buon disco, non pari ai suoi migliori, ma comunque gradevole. One Day: beat deciso, voce suadente, echi di Orbison, ed una melodia che cattura immediatamente. Bello il crescendo vocale, solida la base ritmica. Let Me Down Easy è una delle migliori del disco.
Il suono è nitido e la canzone ha una melodia retro di grande effetto (molti chiamano il suo stile retro pop) che risalta immediatamente. L'uso della voce, molto simile nelle inflessioni a quella di Orbison, è il fiore all'occhiello di una grande canzone: un cenno se lo merita lo stile essenziale della chitarra di Yatovitz. La blue eyed Worked it Out Wrong ha una atmosfera rilassata ed interiore e si sviluppa su una tematica morbida, molto legata al suono anni cinquanta, quando le canzoni si basavano sopratutto sulle voci e, ovviamente, sulla melodia. Courthouse è nello stile, ma un gradino inferiore, malgrado Yatovitz si dia da fare parecchio. Life Will Go On richiama parzialmente certe ballate di Mark Knopfler, almeno per l'uso della chitarra, mentre la voce segue la sua linea lirica. Always Got Tonight è abbastanza sottotono ed ha un inizio fuori luogo.
Cool Love è piacevole ma troppo sofisticata. Notice to Ring è più elettrica, ma non riesce a decollare. Meglio I See You Everywhere che ha una linea melodica essenziale. American Boy invece è tosta e regge bene il confronto con le sue composizioni migliori. È elettrica, ha molti punti in comune con Elvis ed il suono, vibrante, ridona vitalità al disco. Somebody to Love è una ballata ben costruita con Yatoviz ancora in primo piano. Nothing to Say chiude positivamente il lavoro. Essenziale, introspettiva, si avvale di un bel lavoro di pianoforte e di una melodia convincente. Non il miglior disco di Chris, ma comunque un lavoro piacevole.