BRUCE HENDERSON (The Wheels Roll)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Newyorkese, Bruce Henderson è stato definito, dall'autorevole rivista Rolling Stone, una via di mezzo tra Hank Williams e Joe Ely. E questo suo album, penso d'esordio, è decisamente un buon lavoro che, pur non facendo trapelare alcunché di nuovo, mostra un musicista di vaglia alle prese con del materiale, molto roots oriented, di ottima fattura. Bruce è un cantante dotato e scrive bene e, ad aiutarlo, troviamo musicisti di indubbio valore come Andy York (ex John Mellencamp), G.E. Smith (ex Bob Dylan, turnista molto ricercato) più una solida sezione ritmica formata da Shawn Pelton e Paul Ossola (ex Yankees).
Ed, inoltre, nel disco troviamo anche Mark Feldman, Charlie Giordano, Steve Holly, David Mansfield, Kelly Tolhurst e Christine Ohlman. Bel disco quindi, dai suoni freschi, elettrico al punto giusto e sempre a metà tra rock e radici. Henderson sa dosare le sue emozioni e le mette in opera in una manciata di canzoni dal suono adulto, ben coadiuvato da una produzione di ottimo livello. «Feet of clay» è un sapido country'n'roll dal timbro elettroacustico, piena di feeling e di creatività: miglior inizio non poteva esserci. «House of love» è una composizione inferiore, dal tessuto più acustico, malinconica ed introspettiva. «Big moon» ha il passo classico di una vecchia canzone western: infatti sembra uscita da un film di Howard Hawks, magari con Dean Martin alla voce.
Il gioco di chitarre crea un tappeto perfetto per la voce, particolarmente espressiva. «White lines/Blacktop» è, per contro, elettrica e pimpante: chitarre in evidenza, sezione ritmica sugli scudi, ed una canzone da cantare di primo acchito, semplice e lineare al tempo stesso. «There's a hole» puzza di campagna lontano un miglio, «I can drive», invece, è un rock alla Steve Earle, grintoso ed ardente. «The wheels roll» è perfetta da sentire mentre si guida, magari da Las Cruces a Tucson. «Swimming through the ashes» è semplice e molto scorrevole. «Texas or new Mexico» è espressiva, molto ben costruita, con un ottimo lavoro di Andy York dietro alla voce: canzone acustica dal tessuto tradizionale è tra le più belle del disco.
Chiude l'album «City folk» un country disincantato, pulito e molto fruibile. Altro bel disco che esce da roots and branches.