MICHAEL HALL (Love is Murder)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Michael Hall, ex giornalista a tempo pieno, musicista per amore, è originario di Austin, Texas e, per un certo periodo (1984-1989) è stato il leader di una band che noi del Busca abbiamo amato molto: Wild Seeds. Con loro ha inciso tre dischi, di cui due molto belli: «Brave, clean + reverent» e «Mud, lies + shame». Poi il giocattolo si è rotto ed ognuno se ne è andato per la sua strada: Kris Mckay, la cantante, ha avuto poca fortuna con il suo infelice debutto per la Arista («What love endures»), e Michael sembrava dovesse seguirla. Ha inciso un album nel 1990, con l'aiuto di Walter Salas-Humara (leader dei Silos): «Quarter to three» non è un brutto disco, ma è prodotto in modo sciatto, e le canzoni, anche se alcune non erano per niente male, hanno finito con il perdere in mordente. Sono passati due anni e «Quarter to three» si è rivelato un incidente di percorso: Hall ha talento da vendere e questo suo nuovo disco lo conferma in pieno.
Si è rimboccato le maniche, ha prodotto il discontinuo, ma a tratti molto interessante «Across the great divide» (il tributo a Jo Carol Pierce) e, di buzzo buono, si è messo sotto a fare il suo nuovo disco. «Love is murder» è un bel disco, in alcuni momenti un grande disco, e ci permette di riscoprire questo scrittore di talento che riesce a fare confluire nella sua musica, e con estrema semplicità, folk, rock, blues e country. Parte acustico, parte elettrico «Love is murder» è un'opera matura: ci sono almeno quattro canzoni ottime ed il resto è valido. Hall ha lavorato, tra il 1991 ed il 1992, in Texas, a Londra, a Dublino e si è scelto alcuni compagni di ventura interessanti: John Croslin (ex Zeigeist/Reivers), l'inglese Terry Clarke, Susan Voeltz (Poi Dog Pondering), Kris McKay, Scott Garber (Gian Sand), Lisa Mednik, Jo Carol Pierce.
Il disco è vario, si va dal rock alla ballata acustica: ma Hall è molto bravo nella costruzione melodica, nel trovare adeguate sonorità ai suoi testi. Così abbiamo «Love is murder», la canzone, una lunga ballad elettrica di sette minuti, vibrante e ben strutturata, che da un saggio della liricità del suo autore e della sua assoluta padronanza del pentagramma. È una delle migliori roots ballads che mi sia capitato di sentire da vari mesi a questa parte. «Bellville by morning» è un duetto acustico suonato con Terry Clarke, verace piece per voce, chitarra e mandolino. «River of love», che risente dell'aria irlandese, è uno splendido brano per voce e piano, gentile e soffuso, in cui la doppia voce femminile (Lisa Mednick) riesce a creare un contrasto raffinato.
Ed ancora: la rilettura di «Trampled underfoot» dei Led Zeppelin in versione semi-acustica, l'accattivante «Demolition moon», la rigorosa «Baby, you scare me», la rockeggiante «What did they do with the President's brain?», la ritmata «Bleeding to death», la roots-oriented «When september comes» e la tenue composizione (voce e piano) «I wish I were home with you» che conclude molto bene il disco. Un bel ritorno, Mr. Hall.