ROBBIE FULKS (13 Hillbilly Giants)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  26/02/2004
    

Dopo il pregevole Let's Kill Saturday Night, i percorsi di Robbie Fulks stanno procedendo per tentativi e non tanto perché lui ha le idee confuse. Pur esistendo un pubblico, e l'aria che tira attorno a Ryan Adams dovrebbe insegnare qualcosa, per il rock'n'roll mancano o sono sfuggenti i rerefenti all'interno dell'industria discografica. Per cercare qualcosa che sbloccasse la sua promettente ma non proficua carriera, Robbie Fulks aveva tentato la carta del disco con dentro un po' di tutto: dai Beatles ai Creedence, dalle ballate country & western alla psichedelia fino a certe sfumature progressive.
Troppo per un album dal tema già complesso nel titolo e infatti Couples In Trouble è stato il classico colpo senza botto. 13 Hillbilly Giants, come già suggerisce il titolo, è un'altra svolta o comunque un episodio a parte, che non ha nulla da dividere con Let's Kill Saturday Night (fin qui il suo disco migliore) e Couples In Trouble. È una panoramica radicale nell'hillbilly, suonata e cantata benissimo (provate ad ascoltare Southern Comfort, il brillante strumentale che apre l'album), ricca di fascino e di storia.
Ci sono brani che affondano nella passato remoto delle tradizioni musicali americane, ballate popolari tramandate dalla cultura orale, canzoni nate tra la gente e lì rimaste, salvo studiosi di antropologia e patiti come Robbie Fulks o lo scrittore Nick Tosches, che gli ha dato una mano a riscoprire tanto patrimonio. Preso così, singolarmente, 13 Hillbilly Giants è anche un bel disco, con un'identità forte e lineare e molte storie da raccontare specie se i nomi della Carter Family o di Jimmie Rodgers vi sono familiari. Visto in prospettiva, potrebbe anche essere un segnale di sofferenza da parte di Robbie Fulks, che nel giro di pochi anni ha già collezionato abbastanza delusioni e un certo disorientamento.
A cui nemmeno la solidità ideale di 13 Hillbilly Giants potrà dare una risposta: "Quando ho cominciato a lavorare a Couples In Trouble avevo pubblicato tre dischi per due etichette differenti, un'indipendente e una major. Entrambe non hanno interferito particolarmente sul mio lavoro, entrambe hanno comunque fatto pressioni. Si sono assicurate i miei diritti, con contratti a lungo termine, per più dischi, senza una mia reale partecipazione ai profitti per le vendite. Niente audience, niente soldi, nessuna possibilità di venirne fuori". Business as usual, ma diventando sempre più difficile.