Gli anni ottanta si fanno sentire, la Atlantic tenta di cavalcare la tigre.
Sportin' Life, che in Italia esce per la Polydor, è un malriuscito tentativo di addomesticare il Salvador Dalì del rock alle fregole commerciali del grande business.
Le aperture tecnologiche di
Where The Angels vengono estremizzate con un lavoro di registrazione che sottomette l'essenza e lo spirito della musica alla confezione. Il rigore dell'artista passa in second'ordine, il risultato è un ibrido senz'anima, con poche canzoni all'altezza del nome ed un freddo rumore di synth, tastiere e batterie elettroniche.
La cosa strana è che alla produzione c'è lo stesso De Ville, che al disco collabora Doc Pomus e che il tutto viene realizzato negli studi Muscle Shoals dell'Alabama,tempio del southern soul e della Capricorn. Il gitano sembra in balìa di sé stesso (sono anni pesanti per i suoi vizi) e non gli sono d'aiuto né la sua band,usata pochissimo nel disco, né lo storico personale dei Muscle Shoals, da Wayne Jackson a Jim Horn a Jimmy Johnson.
Sportin' Life suona con le freddezze dei prodotti da session-men e anche le canzoni, tradizionale piatto forte del nostro, fanno acqua da molte parti.
Qualcuna come
When You Walk My Way è davvero pessima ,altre sono anonime, si salvano
Italian Shoes per il sincopato R&B, la sinuosa
Easy Street, unico pezzo a rientrare nei concerti e gli aromi swing di
Little By Little. Anche dal punto di vista delle vendite il disco è un fiasco clamoroso.