JOE GRUSHECKY AND THE HOUSEROCKERS (American Babylon)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Bluecollar hero di vecchio stampo Joe Grushecky incontra Bruce Springsteen in un disco di grande rock stradaiolo che evoca il suono di Lucky Town e certi splendidi tormenti chitarristici di fine anni '70, Joe Grushecky è stato per anni il rocker più amato di Pittsburgh prima che la locale industria siderurgica lasciasse il posto a quella dell'elettronica fine e la sua band, gli Iron City Houserockers definiti da Greil Marcus "la più grande bar-boogie band d'America", abbandonasse definitivamente le velleità nate con Pumping Iron, un pezzo che nel 1980 fu un grande hit della zona.
Come solista ma con gli uomini migliori di quella band, come il bassista Art Nardini, Joe Grushecky, discendente di due famiglie di minatori, ha continuato a cantare un universo proletario fatto di provincia industriale, di Depressione, di fuliggine, di sfruttamento, di lotte e di sogni difficili da avverare. Un autentico bluecollar rocker coi gusti ben piantati nella musica dell'heartland, il soul, il blues, il rock'n'roll ed una band che avrebbe voluto suonare come la Silver Bullet Band e la E-Street Band.
Animato da uno spirito irriducibile Joe Grushecky ha cantato la stessa America di Springsteen supplendo alla mancanza di genio con un rock realistico e vissuto (Rock and Real è il titolo del suo primo album solista) le cui regole base sono quelle di divertire, consolare e offrire una speranza che non fosse la ciminiera della fabbrica di fronte a casa. Tre dischi solisti, tra cui il malinconico End Of The Century, non gli hanno portato molta notorietà ma gli hanno valso il rispetto di un collega e coetaneo come Springsteen incontrato in uno dei tanti backstage del Lucky Town Tour dove cantarono insieme Glory Days. Springsteen è di fatto lo sponsor di American Babylon, lo produce, suona la chitarra in quasi tutti i pezzi e firma due canzoni. In più ci sono i suoi ingegneri del suono Bob Clearmountain e Toby Scott, il batterista Zachary Alford, il chitarrista Shayne Fontaine e Patti Scialfa.
American Babylon suona come un disco del Boss, ha le chitarre e la produzione di Lucky Town, l'atmosfera rock della East-Coast suburbana ed il colore livido di quel rock della sopravvivenza di cui Bruce è alfiere. La cosa sostanziale che differenzia questo da un disco del Boss è naturalmente la voce di Grushecky, meno drammatica e meno potente ma ugualmente espressiva e conforme a quella ballata elettrica cruda e urbana che fu la gioia dei Rocking Chairs e di tutta la fauna cresciuta col born to run. Ballate e chitarre, parole di resistenza e ritmi muscolosi, enfasi proletaria e romanzi oltre il fiume, qualche corda acustica e la voce femminile di Patti Scialfa in Comin' Down Maria, American Babylon è un bel disco che da finalmente a Grushecky la giusta e meritata chance e conferma l'interesse di Springsteen nel delegare ad altri la parte dura del suo rock.
Elliott Murphy, Joe Grushecky, American Babylon, se qualcuno trovasse tedioso l'ascolto del concept-folk-album Tom Joad potrebbe ricorrere a questo disco per godere delle vecchie urlanti Fender in azione. Eccovi, quindi, come muoversi nella babylonia fender senza rimpiangere i dischi della E-Street Band. Dark And Bloody Ground scarica scintille da una Chevrolet e ha tre chitarre che come nella conclusiva Only Lovers Left Alive, arrivano a Prove It All Night e ai concerti del '78. Chain Smokin' ha la batteria di Zachary Alford (ma questo non depone a favore) e le tastiere di Brillant Disguise, Never Be Enough Time è un ballatone col controcanto di Bruce che dal vivo potrebbe andare verso la terra promessa, American Babylon è un rock spedito in odore di Stones con il testo costruito sulle confessioni di un ragazzo dopo un furto di un auto in un gruppo consultorio.
Grushecky ha difatti lavorato in una struttura di recupero per teeneagers disadattati. Labour Of Love è un'altra delle tante tracce dominate dalle stile chitarristico di Springsteen, Homestead inizia country con mandolino, armonica e chitarra acustica e poi infila l'elettrica sporca di Shayne Fontaine. Il testo ha un taglio sociale e umano e comincia dal giorno in cui Springsteen, nel 1984 a Pittsburgh, dedicò The River alla lotta degli United Steelworkers Of America. Parla delle fabbriche d'acciaio della zona e della secolare lotta tra gli operai e le squadre antisciopero dell'agenzia Pinkerton. Comin' Down Maria va in Messico con Patti Scialfa e Talk Show è un talkin' blues devilliano che prende a schiaffi con il feedback delle chitarre la miseria televisiva.
No Strings Attached è il pezzo che mi piace meno dell'album e Billy's Waltz l'elegia per anticipare l'enfasi bluecollar di Only Lovers Left Alive e chiudere alla grande un grande disco.