GOLDEN SMOG (Weird Tales)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Nati quasi per gioco sotto mentite spoglie con un Ep di cover (On Golden Smog), i Golden Smog hanno consolidato il loro progetto dando un seguito a quel Down By The Old Mainstream con cui nei 1996 avevano deliziato parecchia critica, Rolling Stone in testa.. I Golden Smog altro non sono che Gary Louris e Marc Perlman, rispettivamente chitarrista e bassista dei Jayhawks, Kraig Johnson dei Run Westy Run, Jody Stephens batterista dei mitici Big Star di Alex Chilton, Dan Murphy dei Soul Asylum e Jeff Tweedy, leader di Wilco e personaggio tra i più interessanti del nuovo rock americano.
Il nuovo disco, Weird Tales, non è una semplice scampagnata di amici, un'allegra rimpatriata fuori dagli impegni e dallo stress delle rispettive formazioni ma un album a tutti gli effetti, il lavoro di un ensemble che ha saputo fondere, con intelligenza, diversità ed esperienze, creando un prodotto autonomo dalle basi di partenza e una serie di canzoni che sono tra le migliori che mi sia capitato di sentire in questa calda estate del 98. La pubblicazione del disco è prevista per il 10 ottobre ma la copia promozionale mi è stata di compagnia in questi torridi mesi, supportando stelle cadenti e momenti di splendida solitudine. Weird Tales è un disco che mette di buon umore, infonde serenità ma non manca di spunti riflessivi e malinconici.
Assembla quindici brani che, grazie all'elevata qualità di scrittura complessiva e alla rotazione dei cantanti, elargisce un range di umori che soddisfa più di una curiosità. Si va dal power pop di derivazione Big Star di Keys ai Byrds di Until You Came Along, dai lamenti acustici di Jane e Please Tell My Brother ai Jayhawks di If I Only Had A Car, dagli Wilco stralunati di Lost Love Al Sound californiano di Looking Forward To Seeing, dalle asprezze alla Replacements di I Can't Keep From Talking al tremolante e assonnato canto di Making Waves, esempio di come un brano non rifinito e sgangherato possa infondere più emozioni di un pezzo perfetto e dettagliato.
I Golden Smog non sono una cover band, primo perché le canzoni sono tutte originali, secondo perché il trasversalismo con cui vengono affrontate le diverse fonti di influenza non avviene secondo un intento interpretativo ma è il risultato di un lavoro d'assieme che porta i diversi musicisti a sprigionare le proprie personalità senza, di fatto, sentirsi condizionati e prigionieri di un gruppo ma lasciando completamente libera la propria creatività.
In Weird Tales si sente l'eco dei Jayhawks e di Wilco ed anche,in parte dei Soul Asylum ma ciò che pulsa è un rock proprio che si alimenta di strumenti e amplificatori dal suono seventies (Fear Of Falling sembra presa da On The Beach), ha chitarre che svolazzano leggere come fossimo in presenza di epigoni dei Byrds ma contemporaneamente suona fresco e moderno perché gronda dell'umanità e ell'entusiasmo che c'è nell'attuale rock alternativo americano di matrice roots. Weird Tales è fatto di molti tasselli che si incastrano alla perfezione e danno un quadro d'insieme omogeneo e vivace, ricco di canzoni da ricordare. Sono ben quindici gli strani racconti e bisognerebbe passarli in rassegna ad uno ad uno tanto sono diversi l'uno dall'altro. Oltre agli esempi citati sopra, tutti di ottima levatura, non perdetevi un paio di ballate dalla grande presa emotiva.
All The Same To Me è intrisa di lacrime e speranze, ha un piano commovente e coglie quel cantare notturno e distratto di Jeff Tweedy che è gran parte del fascino degli Wilco. Ottima anche l'informale e altrettanto pianistica Jennifer Save Me e l'acida e urbana White Shell Road ma ogni brano ha un suo spirito ed una sua anima. Rock, folk, pop, roots e country, i Golden Smog hanno un songwriting davvero eccezionale ed il loro sound recupera l'essenza più pura del rock e del pop americano (siano essi gli Ardent Studios di Memphis o i Byrds di Roger McGuinn, i Buffalo Springfield o Neil Young, i Faces o Gram Parsons). Sebbene stagionati come musicisti, i Golden Smog suonano un rock giovane e tresco che non si vergogna di attingere al passato.