GOLDEN SMOG (Down by the Old Mainstream)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Un vecchio sogno che diventa realtà. Golden Smog, un balocco di gioventù, un ricordo dei bei tempi che, di colpo, diventa una cosa vera, palpabile. Marc Perlman è un sognatore, crede nell'amicizia, si illude forse, ma proprio grazie a lui ed al suo gruppo di amici, i Golden Smog sono qui per sorprenderci. Formatisi all'incirca quattro anni fa a Minneapolis, i Golden Smog hanno vissuto più che altro di esibizioni dal vivo: il disco, non il primo Ep ma questo album intero, è la conferma che le cose fatte con amore hanno un risultato sempre positivo.
Open band a tutti gli effetti, con possibilità di nuove entrate e rapide defezioni, sono formati da un quartetto di vecchi amici: il già citato Marc Perlman e Gary Louris (ex Jayhawks), Kraigh Johnson (Run Westy Run) e Dan Murphy (SoulAsylum). Nel corso delle incisioni si sono aggiunti Jeff Tweedy (Wilco) e Noah Levy (Honeydogs). Ed il disco, è bene dirlo subito, è molto bello: siamo nei territori (ovviamente musicali) cari ai Jayhawks ed ai Wilco. Roots music, ballate elettroacustiche, echi dei Byrds, grande uso di acoustic guitars, belle armonie vocali.
Di solito nei progetti di questo tipo prende il largo la personalità di questo o quel musicista, l'ego di uno o la presenza dell'altro: «L'unico attrito l'abbiamo avuto quando cercavamo di finire le canzoni di ognuno nel poco tempo che avevamo a disposizione» ricorda Perlman «Stavamo a suonare sino a tardi, e pur conoscendoci da molto spesso ci mandavamo all'inferno l'uno con l'altro. Ma, considerando tutto, ci siamo trovati decisamente bene». «Down by the old mainstream» è un bel disco quindi, un signor disco, con le voci giuste (per lo più Tweedy e Louris, ma anche Johnson e Murphy) e grandi chitarre alle spalle, una sezione ritmica corposa e, queste non potevano proprio mancare, una manciata di belle canzoni. Il primo Ep palesava una certa freddezza di fondo, un suono schematico e un atteggiamento distaccato nei confronti della materia rappresentata: per contro l'album è caldo e vitale.
Non sembra il prodotto di sessions anomale registrate nei ritagli di tempo, magari a tarda notte, dopo che ognuno si era reso libero dai propri impegni: qui ciascuno ha messo del suo e lo ha fatto con grande carattere.