STEVE FORBERT (Be Here Now)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Non sarà sicuramente questo l'album che cambierà la carriera di Steve Forbert, songwriter che ha subito tutte le traversie della generazione dei nuovi Dylan. Prima la grande speranza e uno scampolo di successo, poi contratti stracciati, cause legali, anni di oscuramento totale: capita, nel rock'n'roll business. Be Here Now, disco dal vivo, acustico, inciso a ridosso dal suo comeback album {Streets Of Your Town, prodotto da Garry Tallent, è un disco onestissimo che oggi si trova per due lire) mostra Steve Forbert in forma e fiducioso nel futuro, ironico e capace di mantenere la tensione per un'ora, due minuti e trentuno secondi (come riportano puntigliosamente le note di copertina) senza mai annoiare.
Piuttosto è curioso vederlo trasformato in un folksinger, proprio lui che, con Elliott Murphy (un altro che ormai suona soltanto con la chitarra acustica) e Willie Nile, sembrava destinato ad un futuro tutto elettricità ed energia. Una ventina di titoli che ripercorrono un po' tutti i suoi album: tra gli Mexico (forse la canzone migliore di Streets Of Your Town), What Kinda Guy?, Rock While I Can Rock e Oh, To Be Back With You finirà su Mission Of Crossroad Palms. Tra le cover, Child Of The Moon della famigerata coppia Jagger/Richards, Lily Of The West, una cabarettistica The Lion Sleeps Tonight (che non è un granché) e due ottime versioni di Goodnight Irene e di Nadine (Chuck Berry).
Grosse novità non ce ne sono anche se The Oil Song è in versione aggiornata, ma è evidente che con What Kinda Guy?, Romeo's Tune o Song For Katrina, per un quarto del repertorio Steve Forbert si rifugia nel passato di Jackrabbit Slim, Alive On Arrival e dintorni. Se a questa constatazione si aggiunge che negli ultimi anni ha prodotto tante antologie e dischi dal vivo quanti album originali e che un altro bel pezzo di questo Be Here Now, come si è visto, è composto da cover, bisogna ammettere che non si tratta poi di segnali molto incoraggianti.
Lui merita comunque un posto tra i grandi innocenti del rock'n'roll, ma se era difficile, e per lui è stato impossibile, esserlo vent'anni fa, figurarsi adesso che i songwriter li usano per scrivere le canzoni degli spot pubblicitari.