STEVE FORBERT (The American In Me)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

L'uscita di un album del cantautore americano costituisce sempre un avvenimento rimarchevole, visto che in una quindicina d'anni ne ha pubblicati giusto una manciata, sei in tutto: Alive On Arrival 1978; Jackrabbit Slim, 1979; Little Stevie Orbit, 1980; Steve Forbert, 1982; Street Of This Town, 1988; The American In Me, 1991 (i primi quattro per la Nemperor, succursale Epic, gli ultimi due per la Geffen). Steve Forbert, classe 1955 e nativo del Mississippi, con questo lavoro coniuga e sintetizza al massimo i numerosi universi musicali a cui appartiene: il country, il blues, il pop, il rock (non dimentichiamo che lui ha cominciato a suonare in piena epoca punk al CBGB's di New York).
Ad ognuno di essi fornisce lo spazio necessario per non soffocarsi a vicenda. Operazione già tentata in passato, ma che oggi appare maggiormente equilibrata, anche per l'accorta produzione di Pete Anderson — già con Michelle Shocked che non impastoia le composizioni e, soprattutto, la roca voce di Forbert nei suoni edulcorati di tanti opulenti prodotti Geffen.
Pochi strumenti ed usati con sobrietà, pur con un occhio attento alla resa tecnica. Il gruppo che la coppia Forbert/Anderson (arrangiatori del disco) ha scelto è formato da musicisti di buon livello e col feeling giusto: Clay Barnes, chitarra elettrica (con Forbert sin dal 1982; suona pure nei primi due album di Willie Nile); Pete Anderson, chitarra elettrica,; Jeff Donavan, batteria (Michelle Shocked); Dusty Wakeman, basso (del giro primi Little Feat/Frank Zappa); Skip Edwards, tastiere (Firefall, McGuinn/Hillman/Clark, Blue Steel insieme a Don Henley e Clarence Clemons); Bob Glaub, basso (vero globetrotter delle sette note: Jackson Browne, CS&N, Warren Zevon, Gordon Lighfoot, Steve Miller, ecc); Lenny Castro e Alex Acuna, percussioni. Il risultato non delude affatto, in quanto The American In Me presenta dieci canzoni corpose, pulsanti e sanguigne ancne quando il ritmo diventa un sussurro appena percettibile.