STEVE FORBERT (Streets of This Town)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Nativo del profondo Sud del Mississippi, cresciuto in una terra in cui il blues è come l'acqua e le zanzare, Steve Forbert è presto emigrato nelle strade di New York rivivendo la dinamica itinerante di tal Robert Zimmermann meglio conosciuto come Bob Dylan. Il provinciale che conquista la città cantando di vagabondi con una chitarra è storia vecchia ma a metà degli anni settanta era ancora un valido biglietto da visita per farsi ascoltare da pubblico e case discografiche. Alive On Arrival, il primo disco di Forbert edito nel 1978, è un magnifico esempio di folk-rock elettrico, di quello per l'appunto inventato da Dylan con Highway 61 e Blonde On Blonde.
Ma invece di parlare di cristianesimo, come sta facendo il Sig. Zimmermann in quell'anno, parla di stazioni delle metropolitana, di beatnicks, di amori urbani, della strana storia di Big City Cat. Non è il solo. Assieme a lui c'è un ristretto giro di newyorchesi, Jack Hardy, Willie Nile, Elliott Murphy, Carolyne Mas, che ha ripreso in mano le sgangherate e fascinose vite dei bohèmiens amplificandole dentro una decina di watt di rock. Un giro che non arriverà lontano ma che farà 'tendenza', costituirà una mood, grazie anche a quel ragazzo del New Jersey che sta cantando il fascino dell'oscurità. "Romeo's Tune", una canzone molto radiofonica tratta dall'lp seguente, Jackrabbit Slim, porta fortuna a Forbert spedendolo nelle parti alte della classifica.
Sembra fatta ma il sogno di un 'nuovo Dylan' rientra presto. Gli anni ottanta non hanno pazienza e nemmeno molta sensibilità verso i balordi e i poeti. Quello che conta è il trend del momento, il cuore è ormai un oggetto da mercato delle pulci, nelle anatomie vincenti della nuova decade conta un buon stomaco (magari con qualche pelo sopra) e un viso tanto pulito quanto ebete. Steve Forbert rimane confinato ai margini, dopo un album discreto, Little Steve Orbit, e uno disastroso, nel 1982, in cui le vecchie ballate sulla grande mela finiscono con l'essere solo delle stucchevoli canzonette. Ripreso in mano dall'entourage della E-Street Band, il disco è prodotto da Garry Tallent e ci suona Nils Lofgren.
Steve Forbert con Street Of This Town sembra aver superato lo stato catatonico in cui era piombato per più di sei anni ridando fiato a quel folk-rock agrodolce che aveva contraddistinto i suoi esordi. In poche parole è rimasto il ragazzo in jeans armonica e chitarra a tracolla di dieci anni fa, non cercando nessuna restaurazione in chiave pop ma nemmeno sprofondando in qualche patetica imitazione del 'magnifico perdente'. Sorretta da un rock agile, schietto, a volte anche grintoso, la voce di Forbert corre dietro ai riflessi delle night lights, popolando di quella fauna romantica e un po' demodé, ma pur sempre viva e intelligente, dieci canzoni che stanno coi piedi «nelle strade di questa città» e col pensiero in «Mexico». Che non sia ancora definitivamente chiusa l'epopea della Beat generation?