ARTHUR DODGE & THE HORSEFEATHERS (Cadillacs, Ponytails & Dirty Dreams)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Il loro album d'esordio dello scorso anno (autointitolato) era stato una piacevole sorpresa, e questo nuovo lavoro del quartetto di Lawrence, Kansas non fa altro che ribadire la bontà della musica da loro proposta. Cadillacs, ponytails & dirty dreams, questo il titolo del disco, è un profondo atto d'amore verso il rock americano più puro, quello classico degli anni '60 e '70. figlio di gruppi come i Creedence e di solisti come Neil Young.
Musica sana, senza fronzoli, molto elettrica (la componente country è qui meno presente), adattissima per un lungo viaggio sulle highways americane: Dodge compone bene e canta con una voce da perfetto rocker, mentre il resto della band (Matt Mogier, chitarra e coautore dei brani, Brock Ginther, basso e Guy Stephens, batteria, più vari ospiti di contorno) lo segue senza batter ciglio.
Non è il caso di spendere altre parole per descrivere il contenuto del disco, è solo puro e semplice rock, ma fatto con passione. Tredici canzoni, quasi un'ora di musica. Birmingham inizia vigorosamente, è una possente ballata elettrica, con un gran gioco di chitarre ed un motivo molto orecchiabile. Potrebbe essere un singolo perfetto. The domestic dream è più rilassata, ma il pressing delle chitarre non cessa, mentre November, che inizia lenta, acquista ritmo all'improvviso, anche se stenta un po' a decollare. Molto meglio Somewhere in your town, canzone dalla grande forza espressiva, dalle sonorità classiche e dal train sonoro decisamente coinvolgente, in cui gli strumenti si fondono con notevole unitarietà. Con la lenta e pianistica Too stubborn to care, dagli accenni quasi gospel, Dodge e i suoi si concedono una pausa, ma ripartono subito alla grande con l'irresistibile Pucker up, cantata con la cadenza di Dylan e la foga di John Fogerty. It's only rock'n'roll, but i like it!
Teenage love è «americana» al 100%, Georgia, è piacevole e ben strutturata, mentre la lunga Rock top Dolly sembra proprio uno swamp-rock influenzato dai Creedence (sentite l'attacco strumentale, da pelle d'oca), con Dodge più in forma che mai: grande il finale strumentale. La dolce Ballad of 4 a.m. è una sorta di ninna nanna per voce e chitarra elettrica, che però non stona nel contesto; Better things evoca tramonti on the road. Days like these è "rock" al punto giusto, anche se più scontata.
Menzione a parte per la conclusiva Look like you're in love, che parte come una ballata acustica saltellante, ma poi si aggiunge ogni tipo di strumenti (compresi i tromboni), in un crescendo a spirale di indubbio fascino. Un bel disco, sano rock a tutto tondo: se vi è piaciuto l'ultimo lavoro di Todd Snider non esitate ad accaparrarvi questo album.