WILLY DEVILLE (Loup Garou)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

La cosa che più mi soprende di Willy DeVille è che, quando leggo qualche enciclopedia rock americana, il suo nome non appare. Infatti, per una strana alchimia di eventi, Willy, ex Mink, è uscito dalla mente dei curatori di enciclopedie rock americane, e non c'è verso di farlo tornare, malgrado alcuni suoi dischi recenti, vedi l'ottimo «Backstreets of desire», siano stati pubblicati anche sul suolo statunitense.
Seccante quanto geniale, impulsivo quanto generoso, DeVille si è tagliato i ponti con la stampa americana e, sopratutto, con i discografici Usa: eppure il nostro, che da tempo si è stabilito nella colorita New Orleans, è uno dei musicisti più creativi e preparati che, da ormai lungo tempo, calcano le scene mondiali. Recentemente, dopo lo sfortunato ma positivo «Miracle», si è rifatto un nome, ovviamente presso un pubblico dal palato fine, con dischi come il già citato «Backstreets» o l'eccezionale «Live», inventandosi una cover sfavillante di «Hey Joe» e dando più senso e forma a quel suono colorito che, fin dagli inizi della sua carriera, si è sempre portato dietro, a guisa di marchio.
Infatti DeVille ha un talento che trascende qualunque categorizzazione: è un musicista baciato dalla fortuna (dal punto di vista creativo, non da quello dei rapporti interpersonali o del successo su larga scala) che riesce a fondere, con estrema naturalezza, blues, rock e musica latina in una solida base rhythm and blues: questa miscela al fulmicotone da luogo ad un suono che è evocativo e personale al tempo stesso.
Negli anni ha affinato la sua vocalità ed è migliorato nella scrittura e, con la sua ultima formazione, capitanata dal talentoso chitarrista Freddy Koella, ha saputo raggiungere sonorità talmente brillanti e piene di feeling da fare invidia al più caliente dei performers latini. «Hey Joe» lo ha fatto conoscere ad una buona fetta di pubblico, almeno qui nella vecchia Europa, Italia compresa, ed ha dato il là alla rinascita della sua carriera: non per nulla ora il nostro esce sul mercato con ben due dischi, uno di incisioni inedite dal vivo («Big easy fantasy»), il secondo, questo «Loup Garou» (Lupo mannaro), nuovo a tutti gli effetti.
Registrato in studio con alcuni musicisti di vaglia: Davey Faragher e Michael Urbano (sono la sezione ritmica di John Hiatt), l'amico Freddy Koella alla chitarra e con la produzione di John Philip Shenale, Willy ha realizzato uno dei suoi dischi migliori. Rilassato e molto colorito «Loup garou» è un bel disco, scintillante nei suoni, legato alla musica fine cinquanta/primi sessanta che, da sempre, ha influenzato il nostro.
La ricchezza musicale di New Orleans traspare da ogni solco e questo pirata del rock, look alla Capitano uncino, con tanto di pizzi e camice svolazzanti, baffetti e spada che spunta sotto l'ampia cintura, stivale al ginocchio e sigaretta lunga costantemente nelle labbra, ha portato a termine un disco vario e di buon valore, nell'ambito della sua ormai corposa discografìa.