WILLY DEVILLE (Backstreets of Desire)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Lo scorso mese vi abbiamo dato un ampio resoconto, con un nastro completo ma non mixato allo stadio finale, un rough mix tanto per intenderci, ed ora, con la cassetta finita tra le mani, torniamo sull'argomento De Ville. «Backstreets of desire», questo il titolo del disco, è uno dei migliori lavori dell'intera carriera del gitano newyorkese: Willy rispolvera lustrini ed atmosfere latine, arrangiamenti brillanti e savoìr faire, ritmi centro americani e belle canzoni e supera, ampiamente, le sue prove più recenti.
C'è il ritorno al suono classico, quando Louis Cortelezzi e Kenny Margolis erano della partita, ed a quelle ballate intrise nel soul romantico degli anni sessanta, che ci hanno fatto amare dischi come «Coup de grace», «Where the angels fear to tread» e «Miracle».
Willy è tornato, ha superato di gran lunga il buon «Victory mixture», ed ha ritrovato la grinta ed il feeling che lo hanno reso unico. «Victory mixture» (1990) celebrava il matrimonio tra DeVille e New Orleans, dopo anni di residenza a New York e aveva assemblato per l'occasione alcuni dei migliori musicisti della Crescent City: Allen Toussaint, Dr. John, Eddie Bo, Earl King e Leo Nocentelli dei Meters. Buon disco, ma non grande disco, «Victory mixture» comunque faceva parlare nuovamente di Willy dopo il fallimento commerciale di «Miracle».
Ora, due anni dopo quel lavoro, con un culto finalmente in crescita, Willy si reinventa moderno crooner e ci regala un disco pulsante e ad alto tasso emozionale. «Backstreets of desire» è rock e soul, rhtyhm and blues e latino, creolo e messicano: ci sono tutti gli elementi base della sua cultura, arricchiti da una produzione solida e da una serie di canzoni molto belle.
Oltre a Zachary Richard, «Backstreets of desire» vede come ospiti David Hidalgo (Los Lobos, molto attivo ultimamente), Jeff «Skunk» Baxter (ex Steely Dan e Doobie Brothers) e l'immancabile Dr. John.