Bob Delevante, nato a Rutherford, New Jersey, nel '58, è stato, con il più giovane fratello Mike, fondatore del gruppo che ha preso il nome dal cognome di famiglia.
The Delevantes hanno realizzato ad oggi due album non facilmente classificabili, ma pur sempre rientranti nella vasta eccezione di quella che vien definita come American roots music, che nel loro caso paga il tributo ai Louvin e agli Everly Bros, sotto il profilo vocale ed ad autori come John Prine, Guy Clark, John Hiatt, Steve Forbert, persino Sreve Earle sotto il profilo del songwriting.
Il primo disco,
Long About Time, è stato pubblicato dalla Rounder, che ha liberato il gruppo quando la Capitol ha fatto loro una proposta interessante sfociata in
Postcard From Along The Way il cd rilasciato due anni fa. Questo lavoro, pur essendo buono e convincente, non è stata un'esperienza del tutto soddisfacente per il duo che ha perso un po' della spinta motivazionale iniziale che lo sorreggeva. Così, in attesa di prendere decisioni per il futuro, non sembra manchino al riguardo proposte serie (compresa quella della Capitol medesima), Bob, con in tasca una dozzina di nuove canzoni ha pensato di tentare la sorte solitaria.
Porchlight è il suo debutto per la Relay Rds.
Si tratta di un bel disco, interessante e piacevole che conferma la qualità che il nostro aveva già mostrato di possedere e che gli da diritto a pretendere una posizione di riguardo tra i songwriters emergenti al di là dell'Atlantico. Le sue liriche, in prevalenza malinconiche e semplici, ma mai banali o insignificanti, di non ambigua compressione, ma pur sempre soggettivamente interpretabili, si fanno bene apprezzare.
La sua voce sembra già quella tipica del songwriter consumato ed esperto, che sa dare sentimento a ciò che esprime.
Presente in studio un valido gruppo di amici di Nashville tra cui il grande chitarrista, songwriter e recording artist
Buddy Miller, ospiti qui e là alle armonie vocali personaggi come
Greg Trooper, Jeff Black, Emmylou Harris, lo stesso fratello Mike, alle prese con una dozzina di brani che scorrono piacevolmente dall'inizio alla fine. Da segnalare la title track, un'intensa ma leggera ballata acustica, con pedal steel e accordion, che celebra il portico di casa, il luogo più intimo e quindi sempre più vicino e luminoso.
1000 Miles To Go, tipica road song che cresce musicalmente col suo incedere, bell'assolo di chitarra elettrica, tocchi di triangolo, chiara descrizione del senso di solitudine che si ha quando si è sempre in viaggio.
Penny Black, un buon pezzo ritmato con steel e mandolino in evidenza, che diventa lo sfogo di un innamorato teso a scusarsi di tutti i torti fatti alla sua bella,
Knockerboy, un rock blues molto sentito con buon riff chitarristico, armonica, assolo di chitarra elettrica finale, dove il nostro Bob invita a guardarsi dai cosiddetti criticoni, ovverosia da quegli uomini che tendono a demolire il prossimo, "
sono come una torta di sette strati dove si nasconde una lima...".
Simple As That, ancora un brano d'amore, delizioso e fluido, dall'invitante sottofondo chitarristico, riuscito l'assolo di chitarra elettrica che va anche a chiudere il finale
You Worry Too Much, un testo dallo squisito ritornello, preziosi interventi di chitarra elettrica a dodici corde, grandissimi assoli di Fender con lo string bender, che invita a liberarsi, a non farsi troppo condizionare dalle preoccupazioni e dall'ansia, a non vedere le nubi e la pioggia nelle giornate di sole.
Count Your Blessing, stupendo motivo acustico, tenue e leggero, sostenuto da percussioni, harmonium e banjozuki (!!), che è un inno alla vita e alla gioia della famiglia e degli amici, il protagonista benedice infatti tutti coloro che gli sono vicini e lo rendono felice.