GUY CLARK (Craftsman)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  30/01/2004
    

Di Guy Clark, l'artigiano del folk texano, figura carismatica del cantautorato country chiamiamolo così indipendente o per lo meno non dipendente da Nashville, abbiamo appena lodato il recentissimo album «Dublin Blues», che si vende col bollino di disco da noi consigliato. Mentre continuiamo ad ascoltare le musiche e le liriche dei suoi brani, dove ogni volta riscopriamo qualcosa che ci era sfuggito in precedenza, ecco disponibile in cd una nuova proposta che lo riguarda.
Sono due dischi per tre, ovverossia la ristampa, che possiamo definire se non attesa necessaria, visto che riguarda materiale non ancora edito in questo formato, degli album di Guy pubblicati, tra il '78 e l'83, dalla Warner, la seconda etichetta che ha legato a sé nel tempo il nostro beniamino. La proposta è allettante, 30 pezzi in un colpo solo, di Guy per giunta, non è poca cosa sia pure senza inediti o bonus tracks.
È vero, siamo tutti quanti sempre stati portati a considerare quali migliori delle sue opere quelle realizzate per la RCA, la prima soprattutto, il capolavoro «Old No.1», ma abbiamo commesso così però forse l'errore di sottovalutare un pochino le opere successive, che Guy, che si considera ed è libero da ogni scadenza che non sia fissata dalla sua ispirazione o vena compositiva, ha distribuito come sua abitudine negli anni. Questa allora può essere l'occasione per una rivalutazione di tre dischi che continuano ad ascoltarsi con interesse e passione e che si possono considerare largamente sopra la media qualitativa attuale del genere di riferimento.
I dischi in questione sono «Guy Clark», il più sperimentale dei tre, per via dell'uso di strumenti quali il violoncello, il clavicembalo e il clarinetto accanto a quelli tipici country, dove sono presenti personaggi come Rodney Crowell, Don Everly, le Whites, Larry Willoughby, l'allora sconosciuta Kay Oslin. Disco che contiene pezzi del valore di «Fools For Each Others», «Shades Of All Greens», «The Houston Kid», tipiche espressioni del suo stile honky tonk, western nell'ultimo caso e che vede Guy cantare gli amici Townes van Zandt («Don't You Take It Too Bad») e Rodney Crowell («Voilà, An American Dream») e interpretare Jimmie Rodgers (nel classico «In The Jailhouse Now»). Poi «The South Coast Of Texas», tra i più compiuti e rifiniti della sua carriera, dove Rodney Crowell è diventato produttore ed è supportato ancora da un cast di eccellenti accompagnatori quali Hank DeVito, Richard Bennett, Emory Gordy, Vince Gill dei Pure Prairie League, Rosanne Cash, Ricky Skaggs.
La title track, «She's Crazy for Leaving», «The Partner Nobody Chose», «Rita Ballou» (ripreso dal 1° album), «New Cut Road», «Heartbroke» (numero 1 per Ricky Scaggs) sono brani che tutti i suoi fans conoscono a memoria. Infine «Better Days», realizzato ancora con l'assistenza di Rodney Crowell e con Vince Gill che da vocalist diventa anche chitarrista, nel quale spiccano, oltre la canzone che titola l'album, la bella ballata «Blowin' Like A Bandit», il divertente Swing «Homegrown Tomatoes», il pezzo un po' Irish «Supply and demand», il brano dall'invitante refrain «The Carpenter» e soprattutto lo splendido motivo dedicato alla figura del padre scomparso «The Randall Knife» ripreso anche in «Dublin Blues». Da non perdere.