NEAL CASAL (Fade Away Diamond Time)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Il giovane Neal (Young Neal), da poco scoperto dall'attiva ZOO, sempre alla caccia di nuovi talenti, è una di quelle piacevoli sorprese che, di tanto in tanto, fuoriescono da quel grande contenitore che è la musica d'oltreoceano. Casal, newcomer a tutti gli effetti, ha inciso un disco maturo e ben fatto che entra di diritto tra le cose più belle della seconda parte del '95: musica sana, roots oriented, con il vecchio Neil nel cuore e gli Stones in testa. Casal è stato allevato bene: a tredici anni il fratello gli ha regalato «Exile on main Street» dei Rolling Stones ed il padre una chitarra acustica.
Neal ha ascoltato «Sweet Virginia» e «Torn and frayed» ed è sbocciato, improvviso, il suo grande amore per la musica. Già a diciassette anni fronteggiava la sua band e nel 1991 un demo tape con le sue canzoni è finito alla Warner/Chappel: Casal ha cominciato a suonare in modo intenso e il pubblico a pagare per vederlo. Neal è entrato in studio con la sua band ed il produttore Jimmy Scott a Stamford nel Connecticut: dopo due giorni c'erano già sette canzoni incise.
Poi ne ha registrate altre ed ha trovato un accordo economico con la ZOO che, nel marzo di quest'anno, ha noleggiato lo splendido ranch Palacio del Rio, sito nella Ynez Valley a nord di Santa Monica, dove Neal ha messo a punto il suo disco d'esordio. Oltre al pianista John Gint, allo steel guitarist Fooch Fischietti ed alla vocalist Angie McKenna (tutti componenti della band di Neal), nel disco appaiono anche Bob Glaub e Don Heffington (grande sezione ritmica), la steel di Greg Leisz e le percussioni (questa volta appare come musicista) di George Drakoulias. «Fade away diamound Time» è un lavoro sorprendentemente maturo, con il suono di Neil Young e degli Stones periodo «Exile» profondamente radicato nei solchi.
Ma non è derivativo, per niente, in quanto il nostro giovane (ha solo 26 anni) esordiente scrìve canzoni profonde ed ha una voce già formata. Ci troviamo quindi di fronte ad un altro nome su cui contare per il futuro: se continuerà su questa strada non potrà che darci delle soddisfazioni. Tutte le canzoni sono di Neal con l'eccezione di «Detroit or Buffalo», che il nostro ha conosciuto su un vecchio vinile di Barbara Keith, comprato per un dollaro. Canzoni profonde che hanno il sapore amaro della vita di provincia, ballate strascicate, spruzzate di country, voce quieta e lamentosa al tempo stesso, canzoni dalla scrittura solida che si ascoltano e riascoltano in continuità.