JOHN MOHEAD (Rural Electric)
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  Recensione del  31/01/2004
    

È un disco intenso e carico di southern accents: da Memphis al golfo del Messico ci sono vecchi binari che John Mohead segue attentamente, senza perdersi e tenendosi saldamente dentro un ambito che non è soltanto un linguaggio musicale, ma un'articolato panorama di suoni, idee, strade e colori. Con Rural Electric è già abbastanza chiaro fin dal titolo dove voglia arrivare John Mohead, ovvero a ridefinire un campo in cui country blues, canzoni, chitarre elettriche e vecchi standard riescano a stare insieme.
Il posto giusto è Down The Road e John Mohead con Rural Electric mostra di aver affinato gli articoli migliori del suo catalogo, ovvero le chitarre e la voce perché anche se le canzoni a volte sono fin troppo elementari nella costruzione, la sua interpretazione è sempre calda, piena di energia e di una congrua dose di blues feeling. Il bello è nella varierà di soluzioni che John Mohead riesce a sfoderare pur girando attorno alle solite strutture: riesce a creare di volta in volta sfumature blues, certe atmosfere rarefatte e minimali che ricordano il Lyle Lovett di North Dakota e naturalmente la sana grinta di chi ha nuotato nelle muddy waters fin dalla più tenera età.
Tra le singole canzoni sono da ricordare senz'altro Here To Stay, Good Morning Amsterdam, la versione di Win Lose Or Draw o la stessa Muddy Water che potrebbe essere ispirata anche dal magico Nikawa di William Least HeatMoon. È però il disco nel complesso ad avere una sua solidità: insieme a Lula City Limits, l'album che l'ha fatto scoprire, Rural Electric rimane il suo lavoro migliore. Si respira di Lynyrd Skynyrd unplugged, c'è qualcosa di più di una citazione per gli Allman Brothers, appare lo spettro di Robert Johnson e, per dirla tutta, ci si aggira negli stessi territori del giustamente celebrato e votatissimo John Hiatt di Crossing Muddy Waters.
Magari con un filo di classe in meno, però con la stessa robusta onestà southern che non tradisce mai e che fa di Rural Electric un buonissimo disco. Per John Mohead, invece, un piccolo passo avanti nel diventare un nome riconoscibile e apprezzabile anche lontano dalle rive del Mississippi.