CLAY BLAKER (Welcome to the Wasteland)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Clay Blaker è un musicista texano di Houston che abbiamo presentato tre anni fa in occasione della pubblicazione della sua quarta prova discografica, Rumor Town, realizzata con la sua Texas Honky Tonk Band e uscita per la sua etichetta personale, perché colpiti dalla sua solidità, dalla sua bontà, dalla sua schiettezza e immediatezza. Un'opera che abbiamo considerato quale tipico esempio di country music del sud di qualità.
Avevamo sottolineato anche che eravamo di fronte ad un songwriter importante perché grossi personaggi della country music lo avevano già interpretato, e avevamo fatto i nomi di George Strait, Tim McGraw, Marc Chestnutt, Roger Brown. Oggi dobbiamo aggiungere all'elenco, per completezza di informazione, anche quelli di Lee Ann Rimes, i Derailres, Jim Lauderdale, Doug Sahm, e persino Barbara Streisand. E ce ne sono altri minori... Questo è la sua nuova fatica discografica, la terza per la sua etichetta, che sta a confermare quanto sia bravo e come ancora si possa continuare a credere in lui.
Pur avendo ricevuto parecchie soddisfazioni, sia pure indirette, da Nashville, Clay continua a guardare diritto davanti a sé, a fare la musica della sua terra, la musica che si sente dentro e basta, senza l'obiettivo di strizzare l'occhio a qualcosa di più grande. Non gli interessa più di tanto vendere un maggior numero di copie. La sua resta e rimane una prova dettata dal sentimento e dalla passione, dalla voglia di comunicare e farsi ascoltare. Welcome to Wasteland è per quanto possibile anche superiore al precedente disco, perché Clay sembra ancor più disinvolto e sicuro.
Ebbene il sottoscritto lo raccomanda senza esitazione ed è convinto che anche i lettori attenti al genere condivideranno il suo positivo giudizio su questo interessantissimo documento di Texas honk tonk sound. Dieci i brani proposti, tutti originali (Clay compone tuttavia sempre in compagnia) meno uno. La title track è un pezzo rock dal ritmo quasi travolgente, con la chitarra elettrica che giganteggia e si esibisce in un bell'assolo e un drumming che pare quello dei tamburi di guerra pellirosse. This heart's not mine un lento honky tonk country che subisce un po' l'influenza beatlesiana con ottimo lavoro complessivo chitarristico, It's not too late una splendida, supplichevole southern ballad, composta con l'aiuto di Jim Lauderdale, che richiama le sonorità proprie di Gram Parsons specie nelle particolari.
A day late and a darlin' short è un ottimo honky tonk song dove spicca il buon lavoro dello struggente accordion di David Lee Garza. Helpless Heart, un rock country in stile anni sessanta con bell'accompagnamento strumentale da parte di una Rickenbacker. This house has no doors, una triste ballata che descrive la fine di un amore tra le pareti domestiche, anche qui c'è la presenza dell'accordion di David.
I don't really know me anymore, è una piacevole, pianistica, bluesy barroom song cantata con molta convinzione. I never knew I could feel this way, un altro brano scritto in collaborazione con Jim Lauderdale, è un bel country rock dal sapore vagamente western cowboy. No memories hangin' around infine è la cover di un gran pezzo di Rodney Crowell brillantemente cantato in duetto con Lisa Morales, con fiddle, steel guitar e chitarra elettrica perfetti nei loro interventi.