DAN BERN (Smartie Mine)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

In questa recensione parleremo di modernariato musicale, dell'importanza di Internet, dell'indipendenza dalle major musicale, dei rischi di autoprodursi gli album, di come il vecchio blues ci salverà la vita e di altro ancora. Tenetevi forte, si parte: Dan Bern non ha bisogno di presentazioni per i lettori buscaderiani che già lo conoscono e lo amano profondamente. Dopo aver conosciuto i fasti e le grandi produzioni delle major - incideva per non far nomi per la Sony Columbia ma l'industria nippoamericana non ha più voluto investire su un cantautore con armonica: fuori tempo, fuori market quindi fuori! -Dan si è rimboccato le maniche e lontano dalle strategie aziendali ha trovato la sua strada non bloccando il suo torrenziale flusso compositivo e intingendo, a volte, la sua penna nel veleno.
Doppio compact disc per il musicista oggi, per sua fortuna, locato in quel di Santa Monica, California. La sua vena artistica che agli esordi doveva molto al genio di Dylan, oggi si modella in alcuni casi, su strutture sonore, in special modo quelle vocali, care al miglior Costello ma su ventisette canzoni Bern ha modo davvero di dimostrare il suo valore. L'album è davvero uno dei migliori di questo inizio d'anno: poetico, divertente, ironico, sprezzante, caustico, romantico. Aiutato da una band misurata e ben rodata costituita da Tige Decoster al basso, Jarred Kaplan alla batteria, Will Masisak alle tastiere, Dan si mette in mostra esigendosi alla chitarra, all'armonica e al canto.
Il doppio Cd è ricco di contrasti e se il brano che da il titolo all'album - le "smartie" citate sono proprio le colorate pasticche al cioccolato che fanno impazzire i bambini e non solo loro a quanto pare - e City of models ricordano l'Elvis inglese, Dan fornisce un saggio della sua bravura interpretativa con Ballerina. Evocando lo spettro di Dylan poi in Alia, Bern compie un percorso mistico dove con colori e paesaggi americani ricerca, guardando all'India, il protagonista della canzone disperso in Oriente. Ma non è tutto.
Anzi è solo l'inizio: che Bern sapesse il fatto suo ne eravamo consci ma in questo doppio compact il Nostro fa le cose in grande. Prima di tutto si impossessa di due classici blues quali "Airplane Blues" di Lightnin' Hopkins e specialmente "Freight train blues" di Roy Acuff e li reinterpreta, rivitalizzandoli, con estrema bravura. È proprio vero, Fratello, il vecchio blues non muore mai e che lo canti Blind McTell o un ragazzo più giovane, quando meno te lo aspetti arriva sempre al cuore. ("Vi ho già raccontato di quella volta che a N.Y. vidi in un bar insieme ad altre trenta persone, tutti visi pallidi, Lightnin Hopkins..." "Si, più volte ora smetti da fare il reduce e continua con la recensione").
A ruota libera poi il giovane Bern non si ferma di fronte all'invettiva, e intingendo come ho detto nel curaro, compone "Krautmeyer" dedicandola non solo a Charles Manson, uno dei più tristemente noti killer americani, il cui vero nome era appunto Charles Krautmeyer. Ma la domanda che si pone il nostro autore è la seguente: "se il vero nome di Charles Manson era Krautmeyer, "quel pallone gonfiato" di Marylin Manson si sarebbe chiamato Marylin Krautmeyer e tutti i deficenti che vanno ai concerti di questo "guitto" andrebbero ugualmente se il suo nome d'arte fosse "Marylin Krautmeyer"?".
Non pago di ciò Dan definisce "shitty album" le "opere discografiche" di Marylin M.: era da tempo che non sentivo un attacco così diretto e violento di un musicista nei confronti di un "collega". Ma oltre la vena caustica Bern privilegia il fine umorismo e la splendida e per alcuni versi geniale "Talking Woody, Bob, Bruce e Dan Blues" lo testimonia. (Qui strizzo l'occhio e muovo la testa verso sinistra: è un messaggio per la Redazione un codice ripreso dalle spie inglesi e dai giocatori di tresette che significa: al-termine-della-recensione-vi-sarà-la-traduzione-dei-testo-di-questa-canzone: ricordatevi).
L'importanza di Internet è fondamentale per capire la grandezza del poeta-scrittore Dan Bern. Senza Internet, no testi; senza testi è difficile capire l'arguzia, l'intelligenza e la poetica metropolitana di questo musicista. Nel sito http://www.dbhq.com troverete tutti i testi delle canzoni composte da Bern, le cover purtroppo, oltre ai blues già citati anche "Cocaine Blues" del Reverendo Gary Davis, il bluesman più amato dagli Hot Tuna, e "Blue Jay Way" di George Harrison, sono assenti.
L'album si conclude con la chilometrica "True Revolutionaries" più che una canzone un racconto breve sulle violenze quotidiane e sulle falsità del nostro mondo. (Parallelismo Bern/Buscadero: entrambi fuori moda, entrambi ai margini, entrambi fitti di parole, entrambi motivati da forti passioni, entrambi per pochi…) Grande album: sulla lunga distanza Dan Bern dimostra di avere fiato e grinta da vendere. Peccato che le major siano interessate solamente alle teen agers sognanti o alle generose Lolite, due CD di buona musica fanno affrontare meglio la vita. Da ascoltare e riascoltare.