LOU FORD (Alan Freed’s Radio)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Gente come i Lou Ford rappresentano un baluardo contro lo strapotere corrosivo di MTV: sulle orme di tanti dei nostri eroi, come angeli ribelli nel mare del qualunquismo conformista, cercano il loro eldorado percorrendo la loro strada e, contando solo sulle loro forze, portano sugli scudi la loro musica... Le chitarre simboleggiano i loro fucili, le loro canzoni sono le loro pagine del Talmud, ogni palco scalcagnato è la loro terra promessa... I fratelli Alan Edwards (bandleader, voce, chitarra & urban songwriting) e Chad "original" Edwards (voce, chitarra & writing) sono le due guide luminose di un gruppo che vede tra le sue file Darrell Ussery alla batteria, John Morris alle tastiere e Mark "gokart" Lynch al contrabbasso e al basso elettrico e il loro recente Alan freed's radio è un disco di buona qualità, pieno di feeling; un album che rivela le più disparate influenze e analogie spirituali amalgamando Gram Parsons con John Lennon & fab. four, Tom Petty con Hank Williams e Golden Smog.
Se con il precedente Sad, but familiar ci hanno dichiarato la loro stima per Lou Reed e Neil Young e il loro rapporto con le radici e l'alternative country, in Alan Freed's Radio il loro suono ha mille sfaccettature poliedriche; è una sorta di "rural pop" stimolante che non rischia di annoiare neanche il più cavilioso degli ascoltatori, un "workingman's rootsy pop" che ha il gusto di una birra fresca in una calda sera d'estate...
Insomma, si tratta di un disco vitale, vario e creativo; senza nessun ammicca mento gratuito, ricco di fragranza genuina composto da 15 songs ben fatte per circa 55 minuti. Si comincia con Storz' Bar: intro con un pianoforte svogliato e voce negligente, poi la canzone prende corpo trasformandosi in una ballaci un po' pettyana. What've I gotta do e Said what I said pagano, in versione Americana, il loro tributo ai fab four; (Move up to) The Mountains, sbircia i Wilco stando comodamente appollaiata sul portico di un ranch in cima alla collina. So as I go, Come on sun e Gone fishin' sono rock-ballads che ci rammentano in qualche modo i Jayhawks che abbiamo tanto amato tempo fa; invece Replacement ci mostra snodi muscolari che scendono in pista con un passo hardcore.
Briosamente esposta al vento, Doodle bug potrebbe figurare nel songbook dei Whiskeytown con la quarta innestata, mentre Mexico è similmente un brevissimo scherzo strumentale hard country. Seemingly Maybe prende in prestito la mountain-bike di Mr. Lennon per inerpicarsi sui polverosi sentieri desertici della riserva No Depression e Maybe è una stupenda ballata con un cielo di un cobalto così acceso che farebbe resuscitare Gram Parsons; ma badate bene: tutti i rimandi citati vanno presi con le pinze, quello che più conta sono l'onestà rootsy e l'intelligenza creativa che aleggiano nell'aria…