Dove la musica acustica diventa percezione di un intelligente modo di comunicare sentimenti e emozioni sta il nuovo disco di
Dave Alvin, musicista che molto abbiamo amato con i Blasters ma che ci ha sempre lasciato un po' perplessi con i suoi prodotti solisti. Questo appare invece un lavoro sereno e maturo, semplice ma sentito, sobrio, particolarmente vicino alla tradizione e ispirato a personaggi come Jimmie Driftwood e Roger McGuinn...
Un lavoro delicato in cui le chitarre, la pedal steel, l'armonica, la soffice batteria entrano in punta di piedi per sostenere le storie di Dave che cercano di limare il muro che lo separa dal sentimento. Un Alvin introspettivo più che mai che mette a soqquadro e ricompone agrestemente alcuni classici blasteriani («
Little Honey», «
Border Radio», la cadenzata «
4th of July»); un Alvin countreggiante e cantautorale, addirittura rassicurante (ma mai banale) nel suo incedere tranquillo e agrodolce (intrigante «
King Of California» che ricorda vagamente la dylaniana «
Boots of Spanish Leather»). «
Goodbye Again» in duo con
Rosie Flores che fonde i sapori tex-mex con quelli nashvilliani, riflessiva «
4th Of July», vissuta e cruda «
Blue Wing» di Tom Russell); un Alvin proditoriamente e allegoricamente bluesy nel dare il giusto mood con l'ausilio della voce un po' cupa e della sola chitarra a «
East Texas Blues» del sottovalutato pianista «
Whistlin» Alex Moore e nel guidare una moderna jug band nei meandri del moto «
Mother Earth» di Memphis Slim.
«
King Of California» è quindi prodotto ben riuscito e compatto nonostante la varietà tematica; probabilmente la sua conclamata «countrytudine» infastidirà più di un ascoltatore, ma questo è un disco per mettersi in pace col mondo, da ascoltare fumando un buon sigaro (o quello che volete voi), bevendo un whisky e lasciandosi cullare dai propri stati d'animo, tutte cose che si armonizzano bene quando l'umore le unifica.