Terzo album solista per l'ex Blasters
Dave Alvin. Terzo album di sano roots rock, con implicazioni blues e rockabilly, country e rock and roll, gospel e honky tonk. Dave Alvin braccio nei Blasters, musicista comunque egregio, sente sempre la mancanza del fratello Phil, la mente del gruppo.
E pur vero che le canzoni le ha sempre scritte Dave, ma è anche pur vero che le ha sempre arrangiate Phil: i due sono imprescindibili, come hanno dimostrato il solo di Phil («
Unsung stories») ed i due solo di Dave («
Every night about this time» (in Usa «
Romeo's escape») e «
Blue Boulevard»). «
Museum of heart» è più sicuro nel suono, rispetto ai primi due, ma gli manca sempre quel quid geniale che aveva reso i Blasters una delle più grandi band degli anni ottanta ed «
Hard line» uno dei nostri magnifici cento.
Phil canta bene e si avvale della chitarra di
Greg Leisz, che ha un suono molto sciolto, mentre la sezione ritmica cerca di avvicinarsi al suono dei Blasters; ma in alcuni brani, specialmente sul secondo lato il disco perde in vigore e si affloscia leggermente. È un po' il vecchio discorso: anche se i musicisti di cui Dave si attornia, cioè l'ottimo Greg Leisz, Don Falzone, Rick Selem e Donald Linley, sono indubbiamente cresciuti, siamo ancora lontani dalle sonorità spettacolari dei Blasters: il passato è difficile da cancellare.