TERRY ALLEN (Smokin’ the Dummy/Bloodlines)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Terry Allen è, uno dei grandi della musica texana, o per meglio dire «americana». Sulla scena da più di vent'anni, pur non avendo inciso molto, otto dischi compreso il primo, «Jaurez», a tiratura limitata, è un nome sicuro, una garanzia di qualità, un personaggio «capace di far cambiare idea a chi non ama il country» secondo molti. Non per nulla lo hanno covered, tra gli altri, personaggi quali Robert Earl Keen, i Little Feat, Rick Nelson, Bobby Bare, John Starling, i Country Gazette. «Human Remains», la sua ultima fatica pubblicata, lo ha confermato appena qualche mese fa. Questa proposta non è una novità in alcun modo, è la ristampa in un colpo solo, in chiave rimasterizzata, di due tra i primi dischi della sua produzione, «Smokin' The Dummy» dell'80, il terzo della serie e «Bloodlines», quello successivo dell'83, che con «Lubbock» costituiscono il meglio della sua produzione.
Entrambi realizzati col supporto della Panhandle Mystery Band, un ensemble spesso fluttuante del quale sono parte tra gli altri i fratelli Lloyd e Kenny Maines, Richard Bowden, Ponty Bone e Joe Ely, tutti nomi che ben conosciamo. Si tratta di due grandi dischi, validi anche oggi, che non hanno perduto la forza dirompente che li ha caratterizzati all'epoca della loro uscita sul mercato. Due dischi di Texas music, di southern country, di redneck sound, di emozioni e riflessioni.
Le luci di «Smokin' the Dummy» sono la dura e grintosa «The heart of California», una road song scritta per il compianto leader dei little feat Lowell George, che può contare su di un prorompente assolo di chitarra elettrica, l'avvolgente «Whatever happened to jesus», dove Terry trasforma «Maybelline» di Chuck Berry in una storia di interrogativi spirituali, la impetuosa e ritmata «Texas Tears», una canzone di frontiera il cui soggetto è un tradimento senza misericordia né pietà, dall'incandescente finale strumentale.
«Roll truck roll», altra grintosa road song elettrica dalla travolgente chiusura blues e un bell'assolo di armonica, la quieta «Red bird», un'ode alla città di New Orleans presentata in stile younghiano. «Bloodlines», definito «musica gospel da una chiesa senza la presenza di Cristo», si apre e si chiude con la title track. «Bloodlines II» rivela un'impressionante lista di connessioni familiari, fanno parte del coro, tra gli altri, Terry, la moglie e i figli Bukka Cain e Bale Creek.