MICHAEL McDERMOTT (My Soul's Unfettered )
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  17/09/2004
    

Con toni un po' altisonanti, Michael McDermott ci fa sa sapere che la sua anima volteggia senza impedimenti (My Soul's Unfettered), come a dire: mi hanno scaricato tre diverse labels, però io tengo duro e continuo a trafficare musica dal mio website. Il primo risultato di questa nuova avventura commerciale è una raccolta di demos, outtakes e versioni alternative che, in tutta sincerità, potrebbero far morire di vergogna i dischi ufficiali di tanti altri artisti.
Il sound generale riprende per sommi capi quello di Gethsemane (1993) e dell'album omonimo del '94 (dal quale viene ripresa una Legendary saggiamente ripulita da ogni spruzzo di sovrarrangiamento), cioè a dirsi un cantautorato rock dove la verbosa visionarietà di Bob Dylan, lo slancio trascendente di Van Morrison, l'artiglieria ritmica dei Clash, la biblica irruenza del primo Springsteen e le chitarre effettate degli U2 - qualcosa di simile all'ultimo Matthew Ryan, insomma - si incontrano per fare faville. Scampoli del folk-rock nervoso dell'esordio 620 W. Surf (1991) sopravvivono solo nella devastante Communion, che apre le danze, e in quella Reverence che assomiglia a una versione col freno tirato della vecchia Shadow Of The Capitol, mentre sembra accantonato in via definitiva il corposo ed eccitante suono mainstream che aveva così positivamente caratterizzato l'ultimo Last Chance Lounge (1999).
Non che ci siano motivi per lamentarsi, del resto, e come si potrebbe, quando c'è da godere del perfetto pop-rock di Things Are Going To Get Better o di una 11 Nights Of Whiskey che sembra uscita da All That You Can't Leave Behind degli U2 (un complimento, per chi vi scrive)? Quel che accomuna tutti i 12 (più ghost-track) brani del disco è comunque l'elevatissimo livello medio della scrittura, disinvolta sia nel rock'n'roll da bar-band della spumeggiante Borderline sia nella spartana e struggente Lonesome Melody, dove il nostro si cimenta al pianoforte in splendida solitudine.
Bellissime sono anche Fallen Rainbow, in cui spicca un mirabolante break chitarristico di Dave Navarro (Jane's Addiction, Red Hot Chili Peppers), Just Get Through The Night e Sleepwalking, sempre allineate ai cascami stilistici di Bono & C., e pure la traccia nascosta, altra rutilante, springsteeniana (avete presente la The Promise di 18 Tracks? Be', all'incirca…) ballatona piano&voce che non fa che acuire il dispiacere per il lungo silenzio discografico toccato in sorte al ragazzo. Tre stelle e mezzo perché i materiali qui riuniti sono comunque eterogenei e perché i patiti dell'hi-fi storcerebbero il naso di fronte a una qualità d'incisione spesso traballante, ma Michael McDermott è un talentaccio da (ri)seguire con attenzione. Nuovo album in arrivo nei primi mesi del 2004: occhio.