MARK JUNGERS (One For The Crow)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  15/01/2005
    

Siamo sinceri: con un'etichetta personale denominata American Rural avreste forse dei dubbi sui contenuti della musica di Mark Jungers? Impossibile sbagliarsi sul suo conto: un texano d'adozione (originario del Minnesota, ma obbligato a cercare fortuna fuori dai propri confini) che predilige la ballate ruspanti e i suoni acustici, marcando un territorio di stretta osservanza tradizionale. La sua non è tuttavia country music pura e distillata, piuttosto un incrocio, a volte rozzo, altre vivace tra sonorità da fuorilegge del country&western (Buckys Car, We Talk), folk-blues dagli accenti dylaniani (Walking Down The Road) e persino qualche sapore irish nell'utilizzo di fiddle e mandolino (Guns & Dust, una ballata epica che potrebbe uscire da un disco di Tom Russell).
I trascorsi rock del musicista si avvertono nella scelta di farsi accompagnare da una solida sezione ritmica, anteponendo però arrangiamenti totalmente "unplugged", in presa diretta, che spesso e volentieri esaltano l'armonica bluesy suonata da Mark (Just Can't Wait, Deep In My Heart, Learned By Now). Jungers approda al terzo disco con i plausi ottenuti dalla critica locale di Austin grazie ai precedenti lavori: anche il Busca si è sempre ricordato di lui, segnalando sia l'interessante esordio Black Limousine, sia il successivo Standing in Your Way, ad oggi la sua fatica migliore. One For The Crow compie se possibile un ulteriore passo in avanti, diventando a tutti gli effetti il lavoro più vario e ispirato di questo affidabile songwriter. L'apporto dei Whistling Mules, una band ormai rodata che lo accompagna da diversi anni, è essenziale nel tracciare le coordinate delle canzoni.
L'affiatamento si percepisce nella gioiosa costruzione dei brani, lineari, fedeli alle proprie radici, ma anche lontani dal suono preconfezionato di alcune recenti produzioni Americana. One For The Crow è un prodotto roots senza tema di smentite, fatto cioè con passione, pochi mezzi a disposizione, magari con qualche ingenuità di troppo, con poche invenzioni e colpi di genio, ma assolutamente leale nei confronti dell'ascoltatore. I Whistling Mules - Adrain Schoolar (chitarre, lap steel e dobro), Wes Green (mandolino, fiddle) e Dave Goldsby (basso) - hanno tecnica da vendere, ma la mettono costantemente al servizio delle canzoni. Jungers da parte sua canta con voce strascicata, rimandando a tante icone del cantautorato americano, senza per questo mancare di personalità.
Uno Steve Earle prima maniera se volete, naturalmente in versione più dimessa, qualche accento cow punk (il finale elettrico di Fool Like Me) che lo accumuna al movimento alternative-country, ma soprattutto la capacità di racchiudere le migliori caratteristiche del genere in una manciata di ruvide ballate da prateria americana.