Gibb Todd, un Johnny Cash della Caledonia?, è un singer songwriter emerso negli anni del boom del folk britannico, che ha suonato sia da solo che con gruppi cardine del movimento quali i Dubliners, i Fureys, Cherish and The Ladies ed è emigrato due anni fa in Australia, un paese di cui si è innamorato a suo tempo a prima vista. Per quanto la sua attività duri da così tanto tempo questo
Goin' Home è soltanto il suo secondo album, essendo stato preceduto appena da
Connected, pubblicato nel 2000 dalla KRL. È un disco di folk celtico potremmo dire, con qualcosa però di peculiare, perché è stato registrato in quel di Nashville, su invito del comproprietario della etichetta che lo pubblica, e conta così sul supporto di musicisti di fama locale tra i quali il violinista
Stuart Duncan, il batterista Kenny Malone, il polistrumentista
Tim O' Brien, oltre all'ex chitarrista dei Solas John Doyle e al bassista
Danny Thompson. È una bella prova di fiero approccio tradizionale, nella quale Gibb da tutto con la sua voce, un po' aspra e rude e centellina delicatamente ogni accompagnamento strumentale, sempre piuttosto scarno ed essenziale. Un lavoro che piace, che è molto australiano, non solo in superficie, vedasi il canguro disegnato sul cartello stradale fotografato ai margini di una strada assolata in copertina, ma anche dentro, come per confermare affetto e riconoscenza per una terra che è diventata il sogno di una vita. Undici i brani selezionati, che sono un mix di composizioni originali, appassionanti ballate country folk altrui, public domain songs.
La title track è una tenera e semplice canzone composta da Gibb con il pensiero rivolto ai primi anni della sua vita in Scozia, al suo lavoro giovanile nelle fabbriche inglesi, al suo girovagare da musicista in giro per il mondo, che sembra sottolineare finalmente la meta raggiunta, nella quale si mettono in luce chitarra acustica e mandolino, specie sul finale senza parole.
The Belle of Byron Bay è una tipica story ballad che immagina una relazione senza speranza tra un uomo vecchio ed una donna giovane, vista dall'insenatura più ad est del continente, condotta dal banjo e con begli spunti di violino.
Where the bangelows are è un'altra ballata più lenta della precedente, delicata, molto nostalgica, dove scorrono nomi di piccole città dell'area del Norther Rivers rimasti impressi nella memoria di Todd, bella la melodia tracciata dal fiddle nella circostanza.
Canada è una delicatissima canzone sull'emigrazione che non ha in sé soltanto i segni del distacco e del dolore, perché rilascia anche le immagini dei nipoti e pronipoti che ritornano a casa carichi di musica e di memorie. Gibb canta un vecchio brano di Eric Bogle diventato un classico del folk australiano,
And the band played waltzing Matilda, che denuncia il dramma umano dei soldati che tornano feriti dalla guerra (siamo appena nella prima guerra mondiale), accosta un motivo composto da due musicisti che hanno militato nella Battlefield Band, Davey Steele e John McCusker,
The last trip home, che è un omaggio ai cavalli che hanno lavorato sui campi prima della loro sostituzione con i trattori.
Interpreta Brian McNeill attraverso
Strong Women rule us all, che è un tributo ad una delle più note ed amate eroine scozzesi, dove ancora una volta il violino non si sottrae al ruolo di delicato pittore del suono, si fa sostenere dal doublé bass di Danny Thompson quando canta alla Dick Gaughan
The norlin' wind, un poema di Violet Jacob musicato da Jim Reid. I traditional inseriti sono il divertente
Don't put taxes on the women, dal ritmo vivace condotto dal banjo, assolo di chitarra acustica, harmony vocals di Tim O'Brien, il noto
Come all ye fair and tender ladies di provenienza appalacchiana, interpretato con pathos che evidenzia il lato baritonale della sua voce, squisito l'intermezzo combinato nell'occasione da banjo e violino e
Cape Cod girls, uno sea shanty ripreso ad un vecchio lp del folk singer discendente dalla tribù indiana dei Creek Patrick Sky.