PETER KEANE (Milton Street)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  26/02/2004
    

Con uno stile al tempo stesso melodico ed asciutto, in una veste classica da hobo della folk music, ma abbondante di sensibilità e grazia, Peter Keane è un moderno storyteller che ha deciso di mettere radici ad Austin, ma che tradisce origini musicali tipiche della East Coast (difatti Boston è la sua città natale). Milton Street, quinto episodio solista della sua carriera, è fatto di poche e misurate note, quasi sussurrate, che accolgono l'ascoltatore tra le braccia di un folk-blues dal passo gentile ed in gran parte acustico, caratteristiche che lo hanno reso uno degli artisti più apprezzati in questi anni nel circuito dei folksingers.
Coadiuvato da un trio di fidati musicisti, tra cui spicca l'ospite David Hamburger alla chitarra elettrica ed alla pedal steel, Keane ripercorre le strade del Village, le stesse di Ramblin Jack Elliott e Dave Van Ronk, rispolvera la poesia che aleggiava al Newport Folk Festival una quarantina d'anni fa (manifestazione a cui egli stesso ha avuto l'onore di partecipare nel 2000), imbastendo un repertorio in parte originale, in parte fatto di standard del genere, assai rivelatrici del suo background musicale.
Il trio accompagna in punta di piedi, creando un sound limpido e ricco di gusto: l'acustica dell'autore conduce il brano, mentre quel poco che avanza ruota tutto intorno ad una timida batteria spazzolata.
Peter Keane non ha paura di cimentarsi con alcuni mostri sacri del genere, propone Shukin' Sugar di Blind Lemon Jefferson e la splendida Candyman (a firma Reverend Gary Davis, ma che Peter dice di aver appreso nell'interpretazione di Ramblin Jack Elliott), spingendosi dalle parti del ribelle di Newport, Bob Dylan, in una dignitosa e fedele rivisitazione, leggermente elettrificata, di I Wanna Be Your Lover.
C'è tempo anche per un giro nelle paludi del Mississsippi con il blues sinistro, dominato dalla slide guitar, di I Wish I Was In Heaven Sittin' Down, prima che Peter ci possa offrire alcuni assaggi del suo gioioso songwriting, sempre in bilico tra dolci filastrocche acustiche (Everything But You, Wind's Gonna Blow My Blues Away), fingerpicking d'alta scuola, modellato sulla lezione di Mississippi John Hurt (Who Is That Man) e alcune digressioni old-time, come la mossa Right Around The Corner. Stringato e senza alcun riempitivo, Milton Street è disco d'altri tempi: una raccolta di dodici piccole gemme, leggiadri bozzetti folk cui occorre poco per emozionare.