HARRIS & RYDEN (Run)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  26/02/2004
    

Stephen Harris e Chris Ryden sono due giovani artisti texani che lavorano insieme da poco più di un paio d'anni e si presentano con Run al loro secondo appuntamento discografico, un lavoro estremamente piacevole ed interessante che è l'inevitabile risultato della somma delle loro esperienze ma soprattutto delle proprie rispettive influenze: il primo infatti sostiene di essere stato spinto verso la musica dall'ascolto di alcune leggende locali come Guy Clark, Ray Willie Hubbard e Billy Joe Shaver mentre il secondo è solito citare come suoi artisti preferiti, fra quelli più noti, Bruce Springsteen, Tom Petty, Mark Knopfler e naturalmente Steve Earle.
Riunendo queste influenze ha preso corpo uno stile piuttosto personale, una miscela di country, folk, bluegrass e rock non sempre facilmente catalogabile ma comunque caratteristicamente ed autenticamente texana. Harris e Ryden hanno alle loro spalle un quartetto di musicisti, con i quali sono soliti anche lavorare dal vivo, fra i quali l'unico a godere di una qualche notorietà è il polistrumentista Brian Rung (che in Run suona chitarra acustica, elettrica e pedal steel ma che ha nel proprio repertorio anche banjo, mandolino, dobro e persino trombone), se non altro perché solito esibirsi anche in proprio come cantautore. Gli altri, anche loro per altro piuttosto giovani, non si sono probabilmente mai sentiti nominare al di fuori del Texas ma la loro partecipazione è di assoluta qualità e garantisce al duo un più che efficace, per non dire eccellente, sostegno strumentale. In Run infatti le partiture musicali sono sempre particolarmente curate e soprattutto godono di una certa consistenza: esempio mirabile in tal senso è la conclusiva Shiny Cars, una lunga e poderosa ballata che ha un incandescente crescendo finale con micidiali assolo di chitarra ed organo.
Un altro importante aspetto della musica del duo è inoltre non solo la qualità ma nondimeno la varietà degli arrangiamenti che passano da episodi più corposi ed elettrici ad altri quali completamente acustici, è il caso di Careless e Cold Wyoming Snow, in cui fanno bella presenza violino e mandolino. Oltre alle loro chitarre, Chris e Stephen hanno portato in dote la bellezza delle loro voci le quali non appaiono molto diverse timbricamente e risultano decisamente irresistibili quando, come spesso avviene, si dispiegano insieme in intense e seducenti armonie vocali.
Se si eccettuano un paio di tracce - e più precisamente Mogollon e Strange New Love, alla cui stesura hanno partecipato entrambi i titolari - è stato in pratica soltanto Chris Ryden (che in questi giorni ha pubblicato anche un album come solista dal titolo Notebook) a sobbarcarsi il compito di scrivere le canzoni di Run; la sua vena gli ha permesso di dare vita con estrema facilità a melodie immediatamente fruibili e si mostra perfettamente a proprio agio sia nei brani più o meno -movimentati come l'iniziale This Hard Town e Annie Bell - che in quelli più quieti - fra i quali è doveroso ricordare ancora almeno The Eyes Of A Friend. Le storie che Chris e Stephen cantano nelle loro canzoni sono semplici ma piene di sentimento e, oltre ad avere spesso carattere autobiografico, evocano immagini tipicamente sudiste.
La produzione di una vecchia conoscenza come Merel Bregante (che qualcuno ricorderà alla batteria con Loggins & Messina) infine è veramente impeccabile e garantisce ulteriore qualità ad un prodotto assolutamente positivo e certamente in linea con quanto di meglio espresso di recente dalla sempre fertile scena musicale texana.