ANDY GORWELL (Uprooted)
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  Recensione del  26/02/2004
    

Per descrivere la musica proposta da Andy Gorwell, giovane cantautore australiano (al secondo album dopo un EP dal titolo "Wrong side of town", la stampa specializzata indipendente, americana e non, ha scomodato gente del calibro di Bob Dylan (periodo "Nashville Skyline"), Jeff Tweedy e Rolling Stones periodo "Beggars Banquet".
Paragoni altisonanti, certo, ma Gorwell non è certo un pivello: "Uprooted" è un sincero e riuscito omaggio ad un certo tipo di country-blues a stelle e strisce, con una manciata di canzoni fresche ed equilibrate, scritte da Andy stesso con molta maturità (oltre ad una magistrale cover che vedremo). Gorwell ha l'anima del cantautore, una buona voce, ed è un eccellente suonatore di dobro, che assurge a strumento solista in quasi tutti i brani, ma è anche un raffinato pianista, incredibilmente liquido e fluido: le sue canzoni profumano di americana lontano un miglio, e, dei paragoni citati poc'anzi, quello con gli Stones (che, non dimentichiamoci, hanno sempre proposto una musica molto poco inglese) mi sembra il più azzeccato.
Ascoltando i brani di Uprooted, sembra infatti di tornare (con le debite proporzioni, è ovvio) a certe atmosfere che Jagger & Co. Erano dei maestri a creare in brani tipo Wild horses, Sweet Virginia, No expectations o Salt of the earth, canzoni dove country e blues (e, perché no, folk) si intersecavano magistralmente; non a caso la nona traccia di questo CD è proprio una versione di No expectations, pezzo talmente bello che è quasi impossibile rovinarlo, ma Gorwell lo riprende veramente bene, con grande rispetto, mantenendo intatto il feeling originale e lavorando alla grande col dobro.
Un disco tutto da gustare, nei suoi quaranta minuti scarsi: apre le danze "Diesel", un brano attendista tra country e blues, con un ottimo ritornello ed un accompagnamento che fornisce un alveo perfetto alla voce del leader. Diamonds è una grande country song, anche se molto, molto simile (cioè praticamente identica) a Dead flowers delle Pietre Rotolanti (per la serie "echissenefrega": la canzone degli Stones che preferisco), ma forse è bella proprio per questo! Old trains ha una bella steel guitar ad impreziosire il già valido gioco di strumenti: una ballata pura come l'acqua di montagna, che ricorda lo stile del primo, mitico disco solista di John Phillips.
La ritmata Anticipating è ancora nel più perfetto Stones country style, mentre Old friend the blues (da non confondere con il quasi omonimo brano di Steve Earle) è un'ottima folk song cantautorale, un po' Dylan e un po' Ramblin' Jack Elliott, in cui Andy si cir-conda di pochi ma evocativi strumenti. Send me in a woman è ancora una country ballad dalla gradevole melodia, eseguita con scioltezza, anche se Gorwell sembra che canti dalla stanza accanto.
La breve Take you home tonight è un'altra buona ballata acustica, con il solito limpido piano sul fondo ed il consueto assolo di do-bro da applausi; Low down stinkin' bars è un country tune dal sapore antico, bella melodia ed esecuzione da manuale. Di No expectations abbiamo già riferito; Hit the road chiude l'album con uno splendido motivo folk che potrebbe benissimo provenire dal songbook di Woody Guthrie.
Niente male davvero. Andy Gorwell è un sicuro talento con le radici giuste, ed Uprooted è un piccolo grande dischetto che sarebbe un peccato ignorare.