DRIVE-BY TRUCKERS (The Dirty South)
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  Recensione del  21/10/2004
    

Forse è ora di prendere in considerazione più seriamente i Drive-By Truckers, una band che nel corso di qualche anno si è costruita negli Stati Uniti una discreta popolarità guadagnandosi, nel 2003 con l'album Decoration Day, la segnalazione di Band of The Year dalla rivista No Depression. I Drive-By Truckers sono originari del nord dell'Alabama e si sono fatti la fama di inossidabili sudisti attingendo, con la loro musica, ai principi e allo spirito della più genuina tradizione southern. Non sono e non cantano di rednecks razzisti e cowboy reazionari perché le loro canzoni, a cominciare da quelle di The Dirty South, sono impegnate a raccontare di un sud battuto e sfigurato dalle speculazioni e dalla globalizzazione, di un mondo di piccole città, di campagne, di persone e di mestieri stravolto dall'arrivo delle grandi corporazioni.
Un sud che paga un prezzo pesante alla "modernità" attraverso l'omologazione di un territorio un tempo magnifico da abitare e ora ridotto a suburbia. La chiusura della vecchie fabbriche, la sostituzione delle antiche fattorie con enormi industrie di allevamento animali, l'espulsione dei locali negozianti a favore dell'insediamento degli ipermercati e delle catene di fast food, l'abbattimento delle vecchie case e l'edificazione di quartieri dormitorio ha stravolto il paesaggio e la tradizionale vita del sud generando più miseria ed emarginazione di una volta. Mossi da un sano spirito blue collar e consci che tutto ciò non faccia che diminuire la comunicazione tra le persone e aumentare la delinquenza, i DBT con The Dirty South mettono il loro rock appassionato e fiero a disposizione di chi vuole resistere ad un tale stato di cose.
Alla graduale e irreversibile caduta verso un conformismo televisivo e verso l'isolamento, i DBT rispondono con la forza dei loro strumenti e la sagacia delle loro canzoni. Se con Southern Rock Opera avevano cantato un sud glorioso e mitico, ancora affascinato dai ribelli e da epopee come quella dei Lynyrd Skynyrd, con The Dirty South affinano un punto di vista sociale e blue collar unendo storie e curiosità da sud "mitologico" (come quella di due città dell'Alabama con lo stesso nome le cui comunità erano perennemente in guerra per il diritto del nome e quando finalmente trovarono l'accordo furono spazzate via da un tornado che li cancellò da qualsiasi cartina geografica) ad una presa di posizione radicalmente controcorrente. Per fare ciò la band di Mike Cooley e Patterson Hood (di quest'ultimo è recentemente uscito l'acustico e notturno Killers and Stars) si appella ad un southern rock che non è southern rock come comunemente lo si intende.
La loro musica risente dei gloriosi alfieri dell'epopea sudista, in primis Lynyrd Skynyrd ma anche dei suoni e delle grande tradizione R&B dei Muscle Shoals Studios nelle cui vicinanze sono cresciuti prima di trasferirsi ad Athens. Così il loro rock si trasforma in qualcosa di più composito e articolato dove convivono echi di soul e un sofferto country-blues da paludi , qualche frecciata punk e un po' di riff alla Stones, la rauca vitalità delle bande della no depression e la rabbia di Steve Earle, il fok-rock del Dylan fuorilegge e qualche sfumatura di tenebroso gothic country, come suggeriscono i disegni della bella ed eloquente copertina. Una sorta di sporco e aspro roots-rock sudista che già in Decoration Day suonava convincente ma che con The Dirty South raggiunge la sua maturità.
Belle canzoni, musica arruffata e piena di energia, rock di strada e un po' di nomi giusti, da Johnny Cash a Richard Manuel, da Rick Danko a Cari Perkins, messi lì a romanticizzare un disco sincero e genuino che non ha colpi di genio ma è una salutare affermazione di vita e di insubordinazione nei confronti dell'omologazione artistica. I titoli sono quelli di un film dalle parti del Delta, da Where The Devil Don't Stay a Tornadoes, da The Day John Henry Died a Carl Perkins Cadillac, da The Sands of Iwo Jima a The Boys From Alabama, da Cottonseed a Danko/Manuel, i DBT raccontano storie recenti e lontane, alcune localizzate negli anni '70 e nei primi anni '80, alcune di un secolo passato altre successe l'altra notte, mettendoci tutto il fascino, il mistero e la magia delle novelle sudiste così come sono tramandate dalla letteratura locale. Se lo "sporco sud" aveva bisogno chi raccontasse le sue storie alla luce dei cambiamenti del nuovo millennio, l'ha trovato.