BLUE RODEO (Greatest Hits)
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  Recensione del  09/09/2004
    

Pur essendo in circolazione da quasi vent'anni, il loro debutto (Outskirts) era del 1986, i canadesi Blue Rodeo sono sempre stati una splendida ed altrettanto sottovalutatissima rock'n'roll band. Cresciuti attorno alle personalità di Jim Cuddy e Greg Keelor, i due principali protagonisti hanno ormai alle spalle una discografia di tutto rispetto (una decina di album, tra cui il più recente, Palace Of Gold nel 2002, più un paio di dischi solisti di Jim Cuddy e Greg Keelor) e quindi quest'antologia ha una sua logica perché sintetizza, come meglio non si potrebbe, quel lavoro dentro e attorno alle radici del rock'n'roll che li ha sempre distinti.
Quattordici brani e settantacinque minuti abbondanti non solo confermano la generosità dei Blue Rodeo, ma offrono una panoramica completa e dettagliata e se proprio non sono stati grandi hits, si tratta comunque di gran bella musica. Gli inizi di Outskirts sono rappresentati da Rose-Coloured Glasses e dal soul di Try, poi Diamond Mine, una splendida canzone dall'evoluzione psichedelica, pesantemente influenzata dai Doors, e title track di uno dei loro migliori album. L'intreccio di ballate, old time rock'n'roll sarebbe diventato ancora più evidente in Casino grazie alla produzione di Pete Anderson, un disco che qui viene presentato dalle chitarre byrdsiane di Til I Am Myself Again, dal suono garage Trust Yourself e da una versione rivista e aggiornata in tempi recenti di After The Rain.
L'unica stranezza, che comunque non pesa sulla qualità generale di questo Greatest Hits, è aver incluso soltanto una canzone di Lost Together (la bellissima title track) che è probabilmente il loro capolavoro e ben quattro da Five Days In July, l'album successivo. Forse dipende dal fatto che il sound di Lost Together era caratterizzato dalle tastiere (piano e organo, perché i Blue Rodeo sono sempre stati per una certa genuinità dei suoni) di Bob Wiseman, che poi non hanno avuto seguito.
Niente di grave, per carità, perché i due dischi combaciano perfettamente nella storia dei Blue Rodeo però da Lost Together si potevano prendere anche Restless (pura dinamite rock'n'roll) e la notturna e fascinosa Willin' Fool, una Diamond Mine rivista e corretta nel tempo. Da Five Days In July potrebbero bastare gli echi di Neil Young e l'acida coda chitarristica di 5 Days In May, e il contrasto tra anche la soffusa Dark Angel e la coralità di Bad Timing.
Altre piacevolezze sono equamente distribuite (compresi gli archi nella sontuosa To Love Somebody, in apertura), la confezione è semplice ed accurata (ci sono tutti i credits e un po' della loro biografia), esattamente nello stile dei Blue Rodeo che magari sono e resteranno un gruppo minore, ma hanno una storia che è lì, tutta da sentire.