Pur essendo in circolazione da quasi vent'anni, il loro debutto (
Outskirts) era del 1986, i canadesi
Blue Rodeo sono sempre stati una splendida ed altrettanto sottovalutatissima rock'n'roll band. Cresciuti attorno alle personalità di
Jim Cuddy e Greg Keelor, i due principali protagonisti hanno ormai alle spalle una discografia di tutto rispetto (una decina di album, tra cui il più recente,
Palace Of Gold nel 2002, più un paio di dischi solisti di Jim Cuddy e Greg Keelor) e quindi quest'antologia ha una sua logica perché sintetizza, come meglio non si potrebbe, quel lavoro dentro e attorno alle radici del rock'n'roll che li ha sempre distinti.
Quattordici brani e settantacinque minuti abbondanti non solo confermano la generosità dei Blue Rodeo, ma offrono una panoramica completa e dettagliata e se proprio non sono stati grandi hits, si tratta comunque di gran bella musica. Gli inizi di
Outskirts sono rappresentati da
Rose-Coloured Glasses e dal soul di
Try, poi
Diamond Mine, una splendida canzone dall'evoluzione psichedelica, pesantemente influenzata dai Doors, e title track di uno dei loro migliori album. L'intreccio di ballate, old time rock'n'roll sarebbe diventato ancora più evidente in
Casino grazie alla produzione di Pete Anderson, un disco che qui viene presentato dalle chitarre byrdsiane di
Til I Am Myself Again, dal suono garage
Trust Yourself e da una versione rivista e aggiornata in tempi recenti di
After The Rain.
L'unica stranezza, che comunque non pesa sulla qualità generale di questo Greatest Hits, è aver incluso soltanto una canzone di
Lost Together (la bellissima title track) che è probabilmente il loro capolavoro e ben quattro da
Five Days In July, l'album successivo. Forse dipende dal fatto che il sound di
Lost Together era caratterizzato dalle tastiere (piano e organo, perché i Blue Rodeo sono sempre stati per una certa genuinità dei suoni) di Bob Wiseman, che poi non hanno avuto seguito.
Niente di grave, per carità, perché i due dischi combaciano perfettamente nella storia dei Blue Rodeo però da Lost Together si potevano prendere anche
Restless (pura dinamite rock'n'roll) e la notturna e fascinosa
Willin' Fool, una
Diamond Mine rivista e corretta nel tempo. Da
Five Days In July potrebbero bastare gli echi di Neil Young e l'acida coda chitarristica di
5 Days In May, e il contrasto tra anche la soffusa
Dark Angel e la coralità di
Bad Timing.
Altre piacevolezze sono equamente distribuite (compresi gli archi nella sontuosa
To Love Somebody, in apertura), la confezione è semplice ed accurata (ci sono tutti i credits e un po' della loro biografia), esattamente nello stile dei
Blue Rodeo che magari sono e resteranno un gruppo minore, ma hanno una storia che è lì, tutta da sentire.