ED BURLESON (The Cold Hard Truth)
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  Recensione del  09/09/2004
    

Ci ha messo quattro anni e passa per tornare su cd ma il risultato di ciò che stiamo oggi ascoltando dovrebbe ripagarlo di tanta paziente attesa. Non era stato fortunato Ed Burleson quando, con My Perfect World, un bel disco di pura Texas country music, aveva debuttato per la Tornado Records, l'etichetta di Doug Sahm, perché la scomparsa del suo mentore l'aveva praticamente privato del supporto e della necessaria protezione di cui un giovane di talento appena affacciatosi nel duro mondo professionistico aveva bisogno.
Fortunatamente non si è arreso quando si è reso conto che era rimasto solo e senza prospettive concrete, così ha lavorato sodo, giorno dopo giorno, si è costruito una solida base di sostenitori ed è entrato nel giro. E rimanendo se stesso, cioè un ragazzotto votato anima e corpo alla causa della musica tradizionale con una grande passione per l'honky tonk singing e l'hard core country alla Buck Owens e alla Ray Price, sulla scia di colleghi illustri "arrivati" quali Cory Morrow, Roger Creager, Clay Blaker. Con una voce un po' nasale particolarmente adatta alle canzoni che propone e una band di supporto che sa il fatto suo, sotto la brillante produzione del songwriter Tommy Alverson, Ed ci regala una piacevole carrellata di intense e vibranti Texas songs che potranno anche essere troppo country per Nashville, ma non per noi. Sono testi per lo più originali, ma non mancano però interpretazioni di brani altrui che possono contare su arrangiamenti di prima qualità, misurati, equilibrati, assai curati.
Piacciono tra i suoi lavori All Bucked Up, veloce twangy song che suona come un chiaro tributo al Bakersfield sound di Buck Owens, da ascoltare quando si è alla guida di un camioncino, canta il nostro Ed, The Cold Hard Truth, la title track dal sapore mountain grass dalle belle armonie alla Louvin' Brothers, nel quale fanno capolino tutti, ma proprio tutti, gli strumenti propri del genere presenti in studio. Loneliness, deliziosa love song dai toni lenti con steel ed acoustic guitars in evidenza nel break strumentale; Ramble On, una brillante ballad alla Woody Guthrie dai connotati country bluegrass con interventi pungenti di fiddle e steel guitar prima, di electric guitar e fiddle poi, Tell Me Why, un pezzo che assomiglia ad un vecchio valzer dal ritmo ben scandito con ottimi breaks di violino e mandolino.
Eccellenti i pezzi che hanno firme diverse dalla sua come la spumeggiante country song Honky-Tonk Heart di Daniel Ross McCoy, resa in chiave prettamente tradizionale, Northeast Texas Women di Willis Alan Ramsey, un ironico poema alle donne dell'area in questione già cantato oltre che dal suo autore anche da David Bromberg nel '78 e da Jerry Jeff Walker nel suo stupendo album Too Old To Change del '79, I Can't Help Myself del producer Tommy Alverson spedita honky song dagli accenti pianistici. Dead Skunk, grande ballad del '73 di Loudon Wainright III, interpretato anche da Jimmy Newman, dal ritornello che piacque molto e che qualcuno considerò come una sorta di attacco al presidente Nixon, resa in una stupenda versione dal sapore texano che offre grande spazio agli assolo di violino, di chitarra elettrica e di steel guitar Heart Break Highway, un rockabilly di Clay Blaker & Jay Eric Phannstiel, offerto in versione elettrica con hard guitars e pianoforte sugli scudi, introdotto dalla voce di Doug Sahm per il quale deve considerarsi un delizioso omaggio.