Dal Colorado, delta blues e la chitarra slide di
Grant Sabin.
Work è un susseguirsi di storie, di risvolti, di realtà, qualche crimine e la strada come spunto per raccontarle, usando con sapienza, e poetica necessità, il blues, rendendo “disinvolto” lo scorrere di
Work (Title track) e Baby Wanna Be Right.
Una serie di raffinate fotografie chitarristiche (
Did't Sell My Ring a Judgment Day e le capatine acustiche nello swamp blues di
Sunny Days).
E poi c'è l'armonica, preziosa abbaglio in
Headshaker e con le suggestive impalcature sentimentali colorate in
Luisa, si aggrappano a chi ascolta, anche al più distratto, Grant Sabin lascia che siano loro a dare un senso Work.
Senza intendere a gioie e felicità fatte di tramonti baci sorrisi belle automobili case luminose, a maneggiare con spigliatezza c'è quello che dà un senso alla vita e brani come la torbida
I Know You e in chiusura con
Lucky Frog, lo portano a galla.
La benedetta bonus track (
Sacred Ground) è lì a rilocare quel piacere, onnipresente in Work, lasciatelo entrare e vi seguirà, vi starà letteralmente addosso.
E l ‘Azzeccarsi’ a Sabin… non può che far del bene.