“I’m burning down the interstate”, eh sì, la strada percorsa in
Headcase è tutta un fuoco.
Il texano
Rob Leines al terzo lavoro, mischia rock & roll sudista e outlaw country, ne riempie i campi “vuoti” all’aperto, l’aria si addensa e preme tra la corposa bellezza di
Double Wide e
Headcase, facendosi vento in una gran ballata elettrica come
Kentucky.
Dall’altro, i tempi bucolici diventano qualcosa di concreto, di cui si sente tutto il peso in
Drive On e
Honey Hole, l'occhio di Rob Leines, come la chitarra, possono posarsi su qualunque cosa, dalla più infima alla più grande, e darle senso grazie alla potenza dello stile.
Torna a indurirsi nella solida
Black Lingerie, essenza da rocker ribadita in
Goldmine e nel finale di
Sinner, mentre ci si può avvicinare allo spirito texano da una prospettiva di immanenza da ‘storyteller’ tra l'armonica della ballata
Can't Go On e
High in the Cotton.
Headcase sta dentro, e contro, le cose viste a contatto con l'asfalto texano.