Turbamento agreste, ebbrezza nervosa, l’outlaw country dei fratelli di Fort Worth, Texas resta coerente coi suoi presupposti e incalza la vitalità del country dal Lone Star State, migliorandone il gusto.
Honkytonk Heaven dà una bella carica, chitarra e voce Aaron Brooks, si scorge un talento costruito nel corso del tempo, al suo fianco, basso e batteria, il fratello Mark.
Il crescendo delle pregevoli ballate
Lonely Lubbock Nights,
Whiskey e
I'm A Cowboy, poi serve a sollevare la prospettiva della
Kelley Brooks Band dall’orizzonte delle novità, per fargli prendere piuttosto la strada della parabola ascendente del piacere.
Grinta da vendere nella muscolare
She Ditched Me, e l’intero testo-racconto che, in un certo senso, proietta le basi nervose del country sullo sfondo di vicende, l’ottima
45 In My Hand, dove la lucida leggerezza con cui, alle volte, musica e vita si intrecciano e si illuminano a vicenda, fa notare ancor più Kelley Brooks Band.
Gran bella chiusura con
If The Beer Don't Fix It e
Did Me Wrong, contrappuntano la narrazione ‘made in Texas’ invadendone i contorni con una seducente e salutare frustata che farà la fortuna di orecchie, e anche sui cervelli qualcosa smuoverà.