I
Night Beats si avventurano nel deserto del Mojave a registrare le Levitation Sessions, contaminandole con i segni degli sfondi sui quali si muovono: emozioni scorticate dalle chitarre (Ramiro Verdooren e il vocalist Danny Lee Blackwell) per un viaggio tra atmosfere oniriche, jam alla chitarra e rock n roll che sconfinano nella Antelope Valley.
Il deserto ispira e il fascino sale da
Never Look Back, il rock appare ancora più attendibile assorbendo (nel vero senso della parola) l’ottimo e recente Outlaw R&B e stralci del loro ampio passato, una sorta di nuova vita perché vengono rivissuti negli spazi sconfinati del deserto (approcciando anche nuove incisioni).
Appartiene anche ai sentimenti e allo sguardo dei Night Beats, su un mondo chiuso nelle riflessioni di
New Day a
The New World, pagina e icona delle Levitation Sessions, la chitarra alla quale viene restituito spazio, suono e movimento (anche in
Sunday Mourning e nella muscolare ripetitività di
Egypt Berry e la deliziosa ‘metafora’ nella sfavillante
No Cops).
Un equilibrio delicato e dirompente allo stesso tempo, si insinua in un ritmo capriccioso e incalzante tra
H-Bomb e la trascinante
Stuck In The Morning, si muove attorno a rock e psychedelia con lo scrupolo di chi aziona un meccanismo delicato, attento a prevenire, a orientare e, nel medesimo tempo, disposto a spalancare autentici spazi di praticabilità strumentale.
Nel deserto volano le
Levitation Sessions, ipnotiche nel crescendo di
Cream Johnny e di
Shadow, si tratta, insomma, di fare entrare il corpo delle Levitation Sessions (e le sue posture) nelle categorie della vita, categorie attraverso cui la vita di
Ticket acquisisce valore.
Proprio la bellezza della conclusiva
That's All You Got fa capire come amare, e apprezzare, la realtà che ci circonda.
Ed è per questo che le Levitation Sessions si sdoppiano, si “striplano”, nella multiplicità straordinaria dei sensi e dei luoghi narranti del rock.