ERIC AMBEL (Knucklehead)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  26/02/2004
    

Dopo quindici anni è tornato. Eric Ambel, in veste di musicista solista, è tornato tra noi e con un disco, a mio parere, di buon livello. Con piacere posso anticiparvi che presto su queste stesse pagine apparirà anche un'approfondita intervista con il buon Roscoe e questo mi permette di poter saltare a pie pari l'aneddotica varia che da sempre accompagna i dischi di questo personaggio amato da molti musicisti a noi cari.
Come produttore Eric è una vecchia conoscenza del Buscadero e come sideman, se volessimo solo soffermarci all'ultimissima avventura a fianco di Steve Earle, lo è altrettanto. Quello che ai più potrà non essere noto sono i suoi lavori da solista (entrambi ristampati per la sua etichetta che porta lo stesso nome del suo storico locale newyorkese Lakeside Lounge N.d.A.) che sono infarciti di belle canzoni, grandi ospiti e covers spiritate (in tutti i sensi). Come ho detto, però, l'intervista prossima futura mi permette di dedicarmi senza distrazioni a quest'ultimo lavoro che raccoglie tutti gli spunti e le collaborazioni inanellate da Eric negli ultimi 14 anni (1990 - 2004 è anche il sottotitolo di questo lavoro).
La maggior parte dei titolari risponde a nomi storici della musica che amiamo: Dylan, Van Morrison, Jerry Garcia, Rolling Stones e Springsteen per citarne solo alcuni. D'altronde, però, 3 stelle e mezzo possono anche significare che un personaggio minore sia finalmente giunto a maturazione con un album vivo, in grado di presentare le mille facce della musica che amiamo.
Niente Satisfaction o Badlands, quindi, ma una quantità di amore e divertimento che sprizza da questi microsolchi (se si trattasse di vinile, ovviamente). In Feel So Good, la canzone che apre il disco, siamo in territorio Faces e Rolling Stones: la canzone fa infatti parte di una serie di brani scritti e suonati con Dan Baird e Terry Anderson (entrambi ex Georgia Satellites) altrimenti noti con il nome di Yayhoos, superband alt-roots-rock il cui primo disco è stato incendiario e di cui entro la fine dell'anno dovremmo avere tra le mani anche un nuovo lavoro. Stepside, la seconda traccia di questo lavoro potrebbe essere uscita da un ipotetico terzo volume, ancora inedito, di Nuggets: garage rock in tutto il suo splendore suonato con i resti dei defunti Disciples Of Agriculture di cui il buon Zambo ci aveva parlato qualche anno fa.
Chitarre, mai pirotecniche ma sempre rumorose sporche e cattive, ci accompagnano in Lonely Town, un brano scritto dai World Famous Blue Jays nel 1991 e qui ripropostoci da Eric in una versione a metà tra il Lou Reed di New York e il NeiI Young più stradaiolo. Does It Look That Bad? è una prima pausa necessaria a riprenderci dopo r 1-2-3 iniziale. Siamo di nuovo in pieno territorio Yayhoos, il brano sebbene sia vocalmente corale, presenta degli spunti musicali molto simili a quanto Lou Reed avrebbe suonato qualche anno più tardi in Ecstacy. gran bel assolo, altra rete e palla al centro. It's Only End In Tears proviene da vecchie sessioni con la seconda versione della Roscoe's Gang, una band dai ranghi molto variabili che ha come punti cardinali la presenza di Eric "Roscoe" Ambel e l'indubbia qualità dei musicisti cooptati di volta in volta: Andy York, già con Mellencamp, Tony Shanahan, membro fisso dell'orchestra di Paul Shaffer, e Will Rigby, tra gli altri. Nella traccia in questione, abbiamo la fortuna di assistere a come già dal lontano 1993, questa banda di vitelloni nord-atlantici si divertissero a suonare acquavite di R&R allo stato puro, alla faccia degli astemi.
Il brano seguente è roots-rock/british invasion all'ennesima potenza e si palesa attraverso una riuscitissima cover di Shake Some Action dei Flamin' Groovies. La band impegnata in quest'incendiaria versione risponde al nome dei Del-Lords, al completo, ed è certamente al pari della storica versione dei Groovies o di quella dei Cracker. Hole In My Head è un brano di un progetto chiamato in codice Gringoman: tutti gli strumenti sono suonati e sovrincisi da Eric e, a detta dei commenti di Roscoe, la canzone nasce da un suggerimento di Iggy Pop, altro tipico avventore del lounge sulla Avenue B. Judas Kiss, i più attenti di voi la ricorderanno nel disco dei Del-Lords intitolato Based On A True Story, è una composizione di Scott Kempner che in questa versione viene suonata dagli Yayhoos con, udite, udite, Steve Earle ai cori: da non credere!!! Un'altra cover trova posto tra questi solchi nella versione autarchica di Gringoman: parliamo di Union Square di Tom Waits, tratta dal quel piccolo capolavoro dell'opera watsiana che risponde al nome di Rain Dogs.
The Usual Time, un inedito di Steve Earle scritto con in mente una possibile interpretazione di Jimmie Vaughan, è un gustoso blues biascicato alla maniera di Grandpaboy, ovvero di Exile On Main Street prendi e porta a casa. Always On My Mind, lo standard tratto dal canzoniere di Elvis Presley, è il mezzo attraverso il quale Eric tributa un sentito omaggio al King of R&R: gustosa versione che risente solo della non possente, ma molto personale, voce di Roscoe accompagnato per l'occasione dai bravissimi, seppur incostanti, Martin's Folly. Psychic Friend è invece un'altra parentesi autarchica di Gringoman impegnato in un R&R con grandi chitarre in spolvero e sugli scudi. Eccoci in dirittura d'arrivo con gli ultimi tre episodi, di cui uno già edito in precedenza, del disco: If Walls Could Talk dei Bottle Rockets suonata dai nostri amici di Saint Louis ma cantata da Roscoe con un evidente ghigno sulle labbra e Garbagehead, una canzone scritta in due ore appositamente per un concerto di Capodanno svoltosi presso il solito Lakeside Lounge di NYC nel 1997.
Chiude l'album l'unico brano edito, come dicevo poc'anzi, di questo lavoro, ovvero una spettrale versione di Revolution Blues di Neil Young inclusa nel tributo di 5 anni or sono This Note's For You Too! In definitiva, siamo di fronte ad un buon disco che dalla prima traccia sino all'ultima (ovvero 15 brani dopo) mantiene alto il livello di attenzione dell'ascoltatore, se per caso lo ascoltaste in macchina mi raccomanderei di fare attenzione all'altissimo livello di ottani e R&R del lavoro, e spero che molti di voi, incuriositi da questa recensione, si rechino dal proprio spacciatore di musica di fiducia per prenderne una copia.