Ottobre, compleanno, Texas.
Di solito tutto quadra.
Anche quest'anno, anche se da
mischiare in Italia e con qualche giorno
di anticipo, al Teatro Quirinetta,
nei pressi della Fontana di Trevi
o di quello che si intravede
(in pieno restauro)
arriva RYAN BINGHAM & Band.
Apre la serata, dalla Virginia,
i SONS Of BILL, l’alt. country
è oramai evaporato, ma in 30 minuti
preparano il campo al texano
(spicca la lunga, splendida,
versione di Broken Bottles)
Ryan Bingham invece, inizia a pigiare
a tavoletta il pedale del country
e lo mischia efficacemente al rock
in un lungo testa a testa tra un
indiavolato violino e una rocciosa steel guitar.
Che sia elettrico o acustico,
lo sfondo non cambia,
se per Nobody Knows My Trouble
ce lo si aspetta, per Hallelujah sorprende,
come per Southside of Heaven
in una ennesima rivisitazione.
Da Fear and Saturday Night
ad un corposo 'best of' con tanto di Oscar
(The Weary Kind), e sempre di ottima fattura,
dove lo spazio rurale che Bingham
racconta è pronto a essere capovolto
in una stridente sfida strumentale.
Forme e colori che danno rilievo
ad un nutrito gruppetto di fans
e rendono visibile l'interiorità
di Mr. Ryan Bingham.

 
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